03/10/2020 | 15.15
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Si, "er ponentino" ha proprio cambiato direzione

gallo segnavento in rame 144pPiu' che i tifosi accesi, ultras o meno, conta la considerazione della gente comune. E che con i risultati del campo la considerazione dell'Atalanta sia cambiata nella mentalita' di tutti i calciofili che non le sono tifosi lo si legge da quanto ci ha fatto arrivare Francesco C., nostro tifoso storico, dipendente RAI, romano e senza parenti bergamaschi che ci ha fatto arrivare queste bellissime parole

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Ho visto l' articolo su cosa vi ha lasciato la sfida col PSG e, personalmente devo dirti che l' ho presa benone, noi atalantini da decenni abbiamo vissuto ben altre delusioni. Mio figlio Gabriele, anni 12, ci è rimasto molto male, ma comunque si sta godendo gioie impensabili fino a pochi anni fa. Per il suo compleanno, il 18 settembre, ha voluto un acquario con 4 piccoli pescetti tropicali che abbiamo chiamato Papu, Gasp, Corsaro ( in onore del grande Corsi), e Gin ( in onore dell' altrettanto grande Marcello Ginami ).

Ma quello che volevo raccontarti era come sia cambiata, vista da qui, la percezione del "mondo Atalanta", al netto delle prese in giro che i compagni di scuola di Gabriele, quasi tutti romanisti, non mancano mai di fargli (niente da fare, il romano medio è proprio geneticamente afflitto da un complesso di superiorità).

E però, però....ecco cosa ci è accaduto.

Un giorno, a giugno, io e mio figlio, ce ne andavamo verso il vicino parco col pallone e la voglia di tirargli due calci; Gabriele aveva la maglia della Dea, ovviamente. Ci ferma un signore e dice : "Aò, fermete un pò, famme vede, ma che è la maglia dell' Atalanta ? " Io già mi preparavo alla solita ironia ed invece il tipo continua : " Ammazza, gagliardo, ma che davero tifi pe a Dea ?. Alla risposta affermativa fa : " Vabbè io so pe a maggicca, ma l' Atalanta me piace un sacco, è forte e gioca proprio un ber calcio". Segue l' inevitabile domanda se abbiamo parenti, mogli, fidanzate bergamasche e al nostro no afferma: " Fico, davero, bravo regazzino, me piaci, e ci saluta con un continuate cosi'.

Ad agosto invece, nel bar sotto casa dove facciamo colazione e diamo sempre un ' occhiata al "Corriere dello Sport", mi si avvicina un medico, grande tifoso giallorosso, con cui abbiamo ogni tanto scambiato qualche parere sulla sua Roma e la nostra Dea e mi dice: "Scusi, se glielo chiedo ma che ha lo sloveno ?". Gli rispondo problemi personali, di tipo psicologico, legati alla sua storia e al suo carattere. Lui replica: "Si, lo pensavo, ma mi spiace tanto, che peccato, se c' era Ilicic col cavolo che vinceva il Psg !". Ringrazio e lui : " Davvero, ci sono rimasto male, meritavate voi ed io ho fatto un gran tifo ". Prima di lasciarmi insiste sulla grandezza del giocatore e conclude: " A noi romanisti non conviene, ma io spero tanto che si riprenda, forza, deve tornare in campo, glielo dica lei ! " Faccio umilmente notare che non sono Percassi e mi sa che difficilmente posso recapitare il suo messaggio, ma lui mentre se ne va si volta e mi fa: " Coraggio che torna, torna, sono sicuro".

Ecco, due piccole storie vissute di persona, che danno un poco la misura di cosa siamo diventati e come sia cambiato il modo in cui oggi siamo visti: prima qui eravamo proprio invisibili !

Francesco C.

 
By staff
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