Sondaggio : dai un voto al mercato
Si, si, si, sembra facile, diceva un vecchia pubblicita'.
Cosa non e' facile? dare un voto al mercato atalantino. In giro abbiamo visto di tutto con valutazioni che andavano dal 5 all'8
Imponente come mai l'interscambio tra giocatori che arrivano e altri che vanno, puo' aver giocato quello nella valutazione
Ma tu, dopo che abbiamo somatizzato l'affaire Goobmeiners, come ti senti di valutare il mercato dell'Atalanta?
Risposte secche nei voti del sondaggio, se vuoi commentare sei bene accetto.
Per chiarire le idee pubblichiamo un bell'articolo al riguardo comparso sul sito di SKY che riepiloga le trattative piu' importanti in entrata ed uscita.
IL SONDAGGIO E' IN FONDO A QUESTO ARTICOLO
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Articolo di Luca Marchetti di SKY sul mercato atalantino
Il mantra dell’Atalanta fino all’ultimo giorno di mercato (o quasi) era uno solo: abbiamo deciso di non vendere i migliori, per alzare l’asticella. Poi è arrivata la cessione di Koopmeiners a 55,4 milioni di euro (solidarietà compresa quindi) più bonus: 3 facilmente raggiungibili, 3 meno. Vale a dire quei famosi 60 (per la precisione 58,4, con i bonus facili) di cui si era parlato ad inizio mercato.
Se fosse rimasto Koop non ci sarebbero stati dubbi. Ma senza, l’Atalanta ha alzato l’asticella o è rimasta allo stesso livello di prima (o anche meno)? Ha continuato a seguire la sua natura (vendere per ripartire) o a davvero provato ad innalzare la competitività?
Gasperini - dopo la sconfitta con l’Inter - ha sottolineato come, rispetto alla passata stagione, comunque ci siano stati cambi. Tra infortuni, mancati riscatti e cessioni sono dodici i giocatori che mancano rispetto alla fine della passata stagione. Dodici sono metà squadra, più o meno. E quindi Gasp sarà alle prese, come spesso gli è successo, con la creazione di un nuovo gruppo, pronto a ripartire e con l’incombenza di stupire visto che le aspettative, dopo il trionfo europeo, sono alte: l’Atalanta non è più una provinciale di cui aver paura, ma una realtà del campionato italiano e ora anche della scena internazionale.
I dati decisamente interessanti del mercato dell’Atalanta sono sostanzialmente due. Primo: mai l’Atalanta nella sua storia aveva speso così tanto. 127 milioni di euro (obblighi di riscatto compresi). Secondo: a parte Koopmeiners, non è stato ceduto nessun titolare. Il problema (di Gasp e dell’Atalanta tutta) è che purtroppo da maggio ad agosto si sono fatti male (e per un lungo periodo) due giocatori stra-titolari come Scamacca e Scalvini che è difficilissimo rimpiazzare.
Partendo da questi due punti il mercato dell’Atalanta è stato sorprendente. Intanto per la velocità d’esecuzione rispetto agli imprevisti. L’infortunio di Scamacca, di cui parlavamo poco fa, è stato risolto con l’acquisto di Retegui (l’altro centravanti della Nazionale) nel giro di 48 ore. Le visite mediche non superate da Pubill, sono state metabolizzate e nel giro di sette giorni c’era a Zingonia un altro azzurro: Bellanova, per la stessa cifra. La rapidità fa la differenza in certi casi e in questo l’Atalanta ha dimostrato, attraverso il lavoro del suo ds D’Amico, di essere già grande.
La spesa più grande della storia bergamasca ha portato quattro nazionali italiani (Zaniolo, Bellanova, Retegui e il neo convocato Brescianini). Ha portato esperienza internazionale (Cuadrado, Rui Patricio e Kossonou fresco finalista di Europa League e convocato fisso per la Costa d’Avorio), ha portato giovani talenti (Samardzic oltre a Brescianini), ha portato giocatori pratici e funzionali (Sulemana e Godfrey). Questi giocatori, va sottolineato, sono arrivati per altri non esattamente centrali nel progetto di Gasperini.
Quindi da un certo punto di vista, eccezion fatta per Koopmeiners, l’Atalanta non ha venduto. Non era sua intenzione farlo con Teun: si è scontrata semplicemente con la volontà, più che decisa, dell’olandese di andare alla Juventus. Il problema è che si è trovata a sostituire anche due infortunati (come abbiamo detto stratitolari). Koop, Scamacca, e Scalvini sono i tre che hanno giocato di più la passata stagione (al di là del contributo in termini di gol - altissimo): Koopmeiners 3924 minuti in stagione, Scalvini 3224', Scamacca 2319'.
Utilizzando questo criterio l’Atalanta ha cercato di migliorare le seconde linee. Ha cercato di dare a Gasperini una squadra il più omogenea possibile, ragionando su quelli che - nella passata stagione - sono stati utilizzati meno (per motivi diversi ovvio) dall’allenatore torinese. E così via chi non aveva fatto neanche 500 minuti come Palomino, Touré, Bakker, Adopo e Bonfanti. Via chi sulla fascia destra non aveva convinto tanto da non meritare né il posto fisso né la conferma (Hateboer e Holm), via chi non era riuscito ad alzare troppo il tiro (come Miranchuk), via uno dei due portieri, che già da tempo reclamava più spazio (Musso). Chi è arrivato al loro posto, sperano a Bergamo, possa dare di più. I nuovi arrivi cercano conferma o trampolino, riscatto o futuro. Sono da plasmare, come probabilmente solo Gasperini da fare. Insieme ai titolari della passata stagione (fra quelli rimasti soltanto Hien e Toloi sono sotto i 2500 minuti) ci sarà da ricreare quello spirito Atalanta che servirà per continuare a rimanere in alto.
Ma che l’Atalanta abbia voluto mettere la marcia in più è evidente. Sotto la presidenza Percassi, una volta arrivato il consolidamento, c’è sempre stata la ricerca di uno status superiore. All’inizio la permanenza in A: spesa sul mercato fra i 10 e i 20 milioni di euro. L’era Colantuono (e Reja) tanto per capirci. Poi con l’arrivo di Sartori e Gasperini, l’Europa conquistata, le spese (e gli incassi) lievitano. Si passa da 15 a 60, così fino alla passata stagione, nonostante la Champions League, nonostante il terzo posto, nonostante la prima finale di Coppa Italia. Da tre anni a questa parte si va sopra o almeno ci si prova: 105 milioni spesi (per un 5^ posto), 80 la passata stagione (4^ posto, vittoria in Europa e altra finale di coppa Italia), 127 per questa (compresi gli obblighi) e vedremo dove si andrà a finire.
Ma l’Atalanta quando ha deciso di aumentare i giri del proprio motore lo ha sempre fatto con raziocinio. Intanto - a guardare il saldo del mercato - mai con una perdita. Nell’era Percassi i segni meno sono concentrati soltanto all’inizio dell’avventura. Poi solo segni più tranne nel 18/19 (-40, il più alto), nel 21/22 (-14) e quest’anno se consideriamo gli obblighi (che però per esempio Transfermarkt non considera). Ha aumentato i giri ma non è andata mai fuori giri, neanche adesso che ha deciso di investire tanto. Nell’era Percassi il saldo sul mercato è positivo: +147 milioni di euro, tanto per capirci. Ecco perché ci sta provando a fare il salto. Perché vuole tenere il livello alto. Perché per continuare ad essere così bisogna vincere la concorrenza di alcune delle big italiane, visto che ora lo status dell’Atalanta è quello.
E’ necessario continuare ad andare in Champions: la competizione più ricca. Significa arrivare fra le prime quattro: Inter, Milan, Juventus, Roma e Napoli come minimo ci provano. Significa che se è dentro l’Atalanta ne rimangono fuori due. Senza considerare chi ci ambisce come per esempio Bologna (che ci è riuscita) e Fiorentina. Se l’Atalanta non può arrivarci con gli stipendi, vuole arrivarci con le idee e con il lavoro. Anche se costretta a vendere, anche se costretta ad inseguire per gli infortuni, anche se quando gli obiettivi (come Nico Gonzalez) sono contesi con le grandi e magari vanno a finire altrove, l’Atalanta vuole dire la sua.
L’Atalanta sta seguendo il suo percorso da grande senza voler per forza bruciare le tappe, ma senza rimanere indietro. Lo fa seguendo le sue regole, attraverso i suoi equilibri (che, come tutti gli equilibri, sono precari). Questa sarà la quindicesima stagione sotto la presidenza Percassi (dopo il ritorno). Solo tre allenatori (Colantuono, Reja e Gasperini, ormai alla nona stagione in nerazzurro). Solo tre direttori sportivi (Zamagna, Sartori e D’Amico) con qualche supporto più o meno longevo sempre all’interno della società. E dopo la vittoria dell’Europa League della passata stagione per darsi nuovi stimoli niente di meglio che alzare ancora l’asticella. Percassi, D’Amico e Gasperini se lo sono detto in faccia. Proviamoci. Sognare non costa nulla, provarci nemmeno.
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