08/10/2016 | 21.21
0

Stromberg promuove la baby Atalanta, ma....

Glenn Peter Stromberg, il capitano di quell'Atalanta che nel non troppo lontano 1988 arrivò alla storica finale di Coppa delle Coppe contro il Malines, è ritornato a Bergamo per rivedere quello stadio e parlare al quotidiano di Bergamo della sua Atalanta e dei sempre più numerosi giovani che esordiscono con la maglia nerazzurra.
"È un fatto che porta in dote una lunga serie di conseguenze positive. Quando un ragazzo si accorge di godere della considerazione dell’allenatore, fa automaticamente un salto in avanti: trova autostima, consapevolezza, il morale si impenna. Capisce che c’è anche lui: si trova a incrociare sul campo alcuni avversari che vedeva solo in tv e capisce che, in quel posto, può starci. Ma non basta. Si tratta solo di un gradino, anche se importantissimo: poi, il ragazzo deve essere costante, perché gli esami sono tanti. Ci si può montare la testa ma dipende dalle persone: dal carattere del ragazzo, ovviamente, e dall’influenza di chi gli sta intorno. Per questo è fondamentale il ruolo della società, dell’allenatore e anche dei compagni più esperti: tutti devono fargli capire che è stato fatto soltanto un passo, ma la strada è ancora lunga. E' capitato anche a me. Avevo diciannove anni ed ero da poco entrato nel giro della prima squadra, nell’Ifk Goteborg: dopo sei mesi, durante un allenamento, i vecchi del gruppo mi hanno fatto capire che nelle ultime settimane stavo facendo passi più lunghi della gamba. Inizialmente, sono rimasto molto male, ho ribattuto che ero forte, ma poi sono andato a casa, ci ho pensato, ho riguardato le partite e mi sono accorto che avevano ragione. Mi hanno spiegato che avevo talento, ma che non dovevo credere di essere arrivato: in quel momento non c’ero. A diciannove anni, una cosa del genere può succedere, specie ad un ragazzo che si trova a debuttare e a trovare spazio con costanza: per questo, l’intervento dei miei compagni fu fondamentale."

fonte calciomercato.com

By marcodalmen
0 commenti