05/01/2025 | 12.10
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Supercoppa destinata a rimanere tra le dune perché funziona. Per il cassiere

Scrive liberoquotidiano It

Petrodollari sì o petrodollari no? È la domanda che, puntualmente, ci facciamo ogni anno quando c’è la Supercoppa italiana, ormai una succursale esotica del nostro calcio. La Final Four, infatti, è tornata in Arabia Saudita e l’atmosfera è stata tutt’altro che incandescente.

Eppure in campo c’erano Inter e Atalanta, le due squadre migliori del momento. Non è bastato, perché dopo che l'arbitro Chiffi ha dato il via alla sfida, si è partiti in un silenzio assoluto, spettrale. Niente cori, niente entusiasmo, niente di quella tensione positiva che accompagna i grandi eventi. E quando, invece, il silenzio sarebbe stato gradito, cioè per un omaggio alla scomparsa di Aldo Agroppi, i musulmani hanno detto NO. Non è nella loro cultura fare i minuti di raccoglimento per chi se ne va, l’anno scorso Gigi Riva è stato subissato da una pioggia di fischi al momento del ricordo. È questo uno spettacolo? Le squadre di Inzaghi e Gasperini si sono affrontate all'Al-Awwal Park, stadio da 25mila posti che a Riad, in Arabia Saudita, ospita i match casalinghi dell'Al Nassr di Cristiano Ronaldo. Nonostante la capienza non sia mastodontica, i vuoti sugli spalti erano ben visibili.

Insomma, una partita soporifera, del resto i tifosi locali hanno altre squadre da sostenere e non s’infiammano certo per due italiane. Non era difficile da capire, ma anche l’anno scorso, che le tifoserie di Inter e Atalanta non avrebbero mai potuto sostenere i costi di una trasferta così proibitiva in massa. Del resto “pecunia non olet”, quindi vada per la Supercoppa nel deserto, come annunciò lo stesso AD della Lega Serie A, Luigi De Siervo, a Marzo 2023, quando venne ratificata la firma del contratto con i sauditi per la disputa di 4 edizioni della Supercoppa nei successivi 6 anni nel loro Paese: "La prossima stagione la Supercoppa a 4 formazioni frutterà 23 milioni". 23 milioni per 4 edizioni, si ottiene 92 milioni, un malloppo che verrà diviso tra le quattro partecipanti, più ovviamente la Lega stessa. Il prezzo di uno spettacolo avvilente e che non entusiasma nessuno.

Gli fa eco TMW.com che spiega come contino solo i soldi e chissenefrega del resto. Ecco cosa scrivono 

 In palio a Riyadh non c'è solo la Supercoppa italiana. Inter e Milan, nella finale di domani sera, scendono in campo per un montepremi complessivo da 13 milioni di euro: 8 alla vincente, 5 alla seconda classificata. Considerando i 16,2 milioni complessivi (1,6 a testa a Juventus e Atalanta) è il jackpot più alto in giro per l'Europa, anche superiore alla Supercoppa spagnola, che vale ricavi per 40 milioni a stagione a fronte dei 23 italiani, ma alle quattro partecipanti ne distribuisce solo 12.

I soldi, non è un mistero, sono uno dei motivi principali per la disputa della competizione in Arabia Saudita. Una location che è sempre più casa della Supercoppa italiana, nonostante le molte critiche sulla poca presenza allo stadio soprattutto nella prima semifinale, e che potrebbe diventarlo ancora di più nel prossimo futuro.

Gli accordi attuali con Riyadh, dal valore di 92 milioni di euro complessivi, impegnano la Lega Serie A a disputare nel Paese altre due edizioni nei prossimi quattro anni. Ma non è escluso che si arrivi all'en plein: l'idea originale era di saltare due anni e tornare in Arabia per 2028 e 2029; la soddisfazione per l'edizione in corso - domani lo stadio non è ancora soldout, ma dovrebbe diventarlo - e il saldo legame tra Lega e Saudi League, potrebbero portare ad ampliare e disputare tutte le prossime quattro edizioni nello stesso Paese.

Al momento, secondo quanto raccolto da TMW, non è ancora arrivata una proposta in tal senso, ma in via Rosellini sarebbe accolta con un certo favore, anche per una questione di continuità. La principale alternativa, tutt'altro che da scartare, porterebbe agli Stati Uniti. Anche in questo caso non vi sono offerte concrete a oggi, ma gli USA ospiteranno i mondiali nel 2026 e potrebbero essere interessati ad accogliere alcuni tornei europei nell'anno in cui saranno al centro del calcio planetario. In tal caso vi sarebbe poi da trovare una location per il 2027, ma se ne discuterebbe quando si sceglierà una direzione o l'altra. La novità è, appunto, l'idea di ampliare la partnership con l'Arabia Saudita.

Difficile, invece, che la Supercoppa possa davvero tornare in Italia. Un'idea indubbiamente affascinante, forse più naturale e che non dispiacerebbe anche a livello politico, ma che si scontra proprio con la questione economica. Impossibile reperire nel nostro Paese una cifra anche lontanamente vicina a quella raccolta in Arabia Saudita o anche altrove. Basti pensare a quanto valgono le manifestazioni analoghe in Francia, Germania o Inghilterra, dove la supercoppa nazionale è rimasta sul territorio come primo trofeo stagionale: la DFL-Supercup vale 5 milioni, il Trophée des Champions assegna 3 milioni, il Community Shield non prevede premi in denaro

By staff
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