Superlega, rischio Champions per un terzo dei fondatori
La proposta di creazione della Superlega europea è stata accolta con critiche di ogni tipo. Uno dei temi più controversi riguarda il merito sportivo, che secondo i detrattori sarebbe andato distrutto dalla nascita della nuova competizione.
La critica mossa ai club fondatori era che le squadre partecipanti al nuovo campionato avrebbero potute terminare dietro a squadre che, sul campo, avrebbero meritato di partecipare alla massima competizione europea più di loro.
Di conseguenza, un Leicester o un’Atalanta avrebbero potuto disputare un campionato migliore dei vari Tottenham o Juventus, senza competere con loro in sede europea e, soprattutto, senza poter beneficiare dei maggiori ricavi televisivi guadagnati “sul campo”. La Superlega si è difesa affermando che questo merito veniva (in parte) confermato, e che nelle cinque posizioni rimaste questi club avrebbero potuto partecipare. Ma se dovessi considerare unicamente la meritocrazia, qual è la situazione della stagione in corso?
La posizione dei club fondatori è – in alcuni casi – paradossale. Infatti, un terzo di questi rischia seriamente di non partecipare alla prossima Champions League, con le difficoltà che ne deriverebbero non solo a livello sportivo, ma anche economico.
Nello specifico: Liverpool, Tottenham e Arsenal in Inghilterra e – al momento – la Juventus in Italia. Anche perché, qualora la società bianconera dovesse arrivare la qualificazione è plausibile che lo faccia a spese del Milan, un altro dei club fondatori, o del Napoli in alternativa.
Entrando nel dettaglio e partendo dall’Inghilterra, l’Arsenal è ufficialmente fuori dai giochi, mentre per il Tottenham manca solamente la matematica. Anche il Liverpool è appeso a un filo sottilissimo, ma grazie al passo falso del Chelsea proprio contro l’Arsenal (e alle gare da recuperare) può continuare a sperare. I Blues per ora sono dentro e hanno la chance anche grazie alla finale di Champions, mentre sicuramente la massima competizione europea per club ospiterà il Manchester United. In sostanza, la situazione è la seguente:
- Arsenal (fuori)
- Tottenham (-8 dal quarto posto con tre partite da giocare)
- Liverpool (-7 dal quarto posto, ma con due partite da recuperare)
- Manchester City (qualificato)
- Manchester United (qualificato)
- Chelsea (attualmente qualificato, ma non matematicamente)
Passando in Serie A, attualmente il tonfo più clamoroso sarebbe quello della Juventus, che a due giornate dal termine – e dopo nove scudetti consecutivi – rischia seriamente di non partecipare alla prossima edizione dalla Champions League. Se Milan e Atalanta dovessero vincere le rispettive sfide con Cagliari e Genoa e il Napoli vincesse le sfide rimanenti, l’esclusione sarebbe matematica. L’Inter è invece già qualificata in quanto Campione d’Italia:
- Inter (qualificata)
- Milan (attualmente qualificato, ma non matematicamente)
- Juventus (-1 dal quarto posto a due giornate dal termine)
Infine, la Liga, dove i tre club fondatori (Atletico Madrid, Barcellona e Real Madrid) sono tutti già qualificati per la prossima Champions. Il paradosso per i sei club che non sono ancora sicuri di qualificarsi (uno già escluso e tre dei quali virtualmente out) è che a fronte della volontà di ottenere maggiori ricavi della Superlega, probabilmente non potranno contare neanche su quelli della Champions, o addirittura (come nel caso dell’Arsenal) su quelli dell’Europa League.
La Super League sembrava una soluzione perfetta a molti dei problemi economici di queste società. Per alcune di loro, tuttavia, la realtà dei fatti rischia di essere decisamente peggiore. Con i costi che non calano, e i ricavi che tarderanno a tornare ai livelli pre-pandemia, la situazione rischia di passare da risolutrice a disastro economico perfetto.
fonte calcioefinanza.it
By marcodalmen