Tessera ad invito: tribuna laterale coperta. - by ReMo
Le disquisizioni imperversanti in questi giorni sulle opportunità di ritagliare i migliori posti a favore di organizzazioni commerciali, sottraendoli a tifosi abituali che si erano illusi di avere una propria, inalienabile collocazione, mi richiama alla mente esperienze personali che, nei limiti della valenza di attribuzione, sottolineano una incontrovertibile e reale comunanza di fondo.
Avevo poco più di vent’anni ed ero abbonato di curva, con l’orgoglio di aver staccato la tessera con soldi guadagnati col mio lavoro, un particolare che esprime passione e valenza del rapporto sportivo con la propria identità.
Le vicissitudini della squadra in quei momenti erano altalenanti tra il male ed il peggio, ad un punto tale che, nel corso degli incontri a seguire non ci si potevano attendere che eventi migliori.
Miglioramenti auspicati e lontani dal concretizzarsi, ma la presenza ed il tifo erano sempre là, sui gradoni degli spalti pieni di confratelli che , forse, rimuginavano le mie stesse ipotesi, esposti al bel tempo ed al cattivo, ma anche alla speranza.
Qualche tempo dopo, motivi di lavoro, mi portarono a rapportarmi con la dirigenza atalantina che, nella stagione successiva, mi omaggiò di tessera invito per la tribuna laterale coperta,consentendomi un’esperienza che non avrei mai acquisito stante la entità del costo.
Stavolta mi erano indifferenti le condizioni atmosferiche e la sicurezza di essere al coperto regalava una maggior attrattiva ad un punto di osservazione ben migliore rispetto alla curva.
Peccato che il cammino della squadra proseguisse nel peggiorare lo spettacolo, sempre più misero, malgrado la eccellente qualità del posto occupato, ottenuto, come ripeto a titolo gratuito.
Mi vergogno ancor ora a dirlo, ma il carattere di sincerità che attribuisco a questa mia confidenza, mi costringe ad ammettere di aver preferito, per un bel numero di partite, lasciare vacante la mia postazione, dedicandomi ad altro.
Forse il fatto di non aver acquistato l’ingresso ha sollecitato un abbandono che non era nelle corde di un abbonato pagante, che mai avrebbe voluto e potuto gettare la spugna.
Applico la mia esperienza a quanto è stato innovato a livello distributivo degli spazi nello stadio della nostra città, dove una fattispecie di ripartizione ha segregato i tifosi negli ambiti di minore e più economico accesso, ma con un ritocco al prezzo che ne rivaluti il pregio.
Le due tribune laterali sono state trasformate in domus aurea, accessibili a clientele solventi senza affanno, che vivono in un clima di superiore mondanità anche il confluente atto sportivo.
Il comparto ad inviti sarà dedicato a personaggi che raggiungono lo stadio pressochè indifferenti al clima agonistico disperso allontanando le flange di tifosi forzosamente sgombrate.
Se la gloria sportiva passa, come è fissato per tutte le glorie del mondo, non è difficile presupporre una naturale moria di queste iniziative che non sanno vivere che alla luce dei riflettori, non di certo dallo scorrere di una sfera sul campo.
Frattanto gli sfollati pigolano lontani da un nido abbattuto da una furia demolitrice di ogni valore sportivo e vassallaggio dell’aspetto pecuniario, senza perdere di vista una dea, il cui fascino persiste ed il cui culto dovrà tornare. Coram populi !
ReMo
Avevo poco più di vent’anni ed ero abbonato di curva, con l’orgoglio di aver staccato la tessera con soldi guadagnati col mio lavoro, un particolare che esprime passione e valenza del rapporto sportivo con la propria identità.
Le vicissitudini della squadra in quei momenti erano altalenanti tra il male ed il peggio, ad un punto tale che, nel corso degli incontri a seguire non ci si potevano attendere che eventi migliori.
Miglioramenti auspicati e lontani dal concretizzarsi, ma la presenza ed il tifo erano sempre là, sui gradoni degli spalti pieni di confratelli che , forse, rimuginavano le mie stesse ipotesi, esposti al bel tempo ed al cattivo, ma anche alla speranza.
Qualche tempo dopo, motivi di lavoro, mi portarono a rapportarmi con la dirigenza atalantina che, nella stagione successiva, mi omaggiò di tessera invito per la tribuna laterale coperta,consentendomi un’esperienza che non avrei mai acquisito stante la entità del costo.
Stavolta mi erano indifferenti le condizioni atmosferiche e la sicurezza di essere al coperto regalava una maggior attrattiva ad un punto di osservazione ben migliore rispetto alla curva.
Peccato che il cammino della squadra proseguisse nel peggiorare lo spettacolo, sempre più misero, malgrado la eccellente qualità del posto occupato, ottenuto, come ripeto a titolo gratuito.
Mi vergogno ancor ora a dirlo, ma il carattere di sincerità che attribuisco a questa mia confidenza, mi costringe ad ammettere di aver preferito, per un bel numero di partite, lasciare vacante la mia postazione, dedicandomi ad altro.
Forse il fatto di non aver acquistato l’ingresso ha sollecitato un abbandono che non era nelle corde di un abbonato pagante, che mai avrebbe voluto e potuto gettare la spugna.
Applico la mia esperienza a quanto è stato innovato a livello distributivo degli spazi nello stadio della nostra città, dove una fattispecie di ripartizione ha segregato i tifosi negli ambiti di minore e più economico accesso, ma con un ritocco al prezzo che ne rivaluti il pregio.
Le due tribune laterali sono state trasformate in domus aurea, accessibili a clientele solventi senza affanno, che vivono in un clima di superiore mondanità anche il confluente atto sportivo.
Il comparto ad inviti sarà dedicato a personaggi che raggiungono lo stadio pressochè indifferenti al clima agonistico disperso allontanando le flange di tifosi forzosamente sgombrate.
Se la gloria sportiva passa, come è fissato per tutte le glorie del mondo, non è difficile presupporre una naturale moria di queste iniziative che non sanno vivere che alla luce dei riflettori, non di certo dallo scorrere di una sfera sul campo.
Frattanto gli sfollati pigolano lontani da un nido abbattuto da una furia demolitrice di ogni valore sportivo e vassallaggio dell’aspetto pecuniario, senza perdere di vista una dea, il cui fascino persiste ed il cui culto dovrà tornare. Coram populi !
ReMo
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