26/11/2020 | 21.20
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“This is Anfield”, ma noi siamo l’Atalanta - by Albo

Ormai è un dato di fatto: questa squadra è fatta per le grandi imprese, e un po’ le piace farsi desiderare nei momenti clou della stagione.

Se il pareggio ottenuto contro il City aveva lasciato l’amaro in bocca per qualcosa di incompiuto, lo 0-2 corsaro in uno dei templi del calcio come Anfield consegna la squadra orobica alla storia della Champions.

“This is Anfield”: questa scritta campeggia nel tunnel che porta al glorioso campo dei reds, ma per quanto dimostrato in campo, pare che Liverpool sia sempre stata la seconda casa della Dea. Dalla sfida con l’Everton al Goodison Park vinta 1-5 al capolavoro tecnico-tattico di ieri sera di Anfiled, la Dea ha finalmente ritrovato se stessa.

RITORNO AL FUTURO- Il calo della condizione dell’ultimo mese a tratti ci aveva fatto tornare ai brutti tempi del passato, quando tra Serie B e Serie A la Dea non riusciva ad esprimere un calcio degno del suo nome.  L’Atalanta dei miracoli si era già sciolta? Una domanda che in molti avevano già vaticinato, e di certo la memoria corta non li ha aiutati a capire la realtà dei fatti, perché l’Atalanta dell’era Gasperini aveva solo bisogno di tempo e del giusto teatro europeo dove tornare a splendere.

Abbiamo rivisto i soliti accordi della fantastica creatura nerazzurra: intensità, aggressività, qualità, quantità e quel cuore gettato oltre l’ostacolo che da anni ci ha permesso di raggiungere vette inimmaginabili.

ALI DELL’ENTUSIASMO- La Dea ha spiegato le ali e non poteva che volare con leggiadria sul campo inglese. Eccoli ritrovati i nostri Hans e Robin, così lontani in campo, ma con un’affinità elettiva degna di pochi (rivedere il secondo gol per conferma). Due cavalli in più nel motore atalantino che hanno alzato i giri della macchina. Risultato? Mal di testa i due esterni reds, e tanta gloria per le nostre frecce.

CHIAVE PESSINA- Da punto interrogativo di centrocampo a chiave tattica di Anfield. Matteo Pessina ha sconvolto i piani tattici di Klopp, confermando la sua duttilità a centrocampo, con un insolito (ma non inedito) ruolo da elastico tra attacco e centrocampo. Soluzione o alternativa? Soffermiamoci a risorsa importante.

NEL NOME DI DIEGO- Una serata da incorniciare per tutto il popolo nerazzurro, ma con sfumature agrodolci soprattutto per il capitano Papu Gomez. L’addio prematuro dell’idolo Diego Armando Maradona lo ha segnato nell’anima, ma non nello spirito e nella testa, perché i veri campioni attingono nuova linfa vitale e opportunità di mettersi in discussione da questi episodi. Niente malessere dunque, ma un Papu come al solito tuttocampista, e l’assist per Ilicic non poteva che essere diretta conseguenza del suo talento, mai perso, e mai messo in discussione. Un assist nel nome di Diego, anche se non esplicitamente dedicato al cielo.

BENTORNATO PROFESSORE- Basta didattica a distanza: il professore Josip Ilicic torna ad insegnare calcio, e lo fa da una delle cattedre più prestigiose dell’università Champions.  Un gol non propriamente alla “Ilicic”, ma sicuramente di un’importanza capitale, perché ad Anfield ogni gol vale il doppio.

Gasperini ha voluto testardamente puntare sullo sloveno, nonostante una condizione precaria e a volte approssimativa, scatenando le perplessità di molti tifosi e addetti ai lavori. Josip c’è sempre stato, ma aveva solo bisogno di qualche corso d’aggiornamento per tornare in pari con i suoi colleghi. L’apprendimento è durato poco, e ora il professore è pronto a tornare all’insegnamento in presenza anche in Serie A.

“Chiedi chi erano i Beatles”, così recita una canzone degli Stadio, e il giorno dopo la domanda si fa seria, perché per una notte la banda Gasp ha cancellato il nome dei 4 baronetti di Liverpool.

 

Albo

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