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Tutto deve cambiare perchè tutto resti come prima by Beppe De Carli

Presidi in pectore al Miur / Di Maio ha fatto un enorme ERRORE - Aetnascuola.itUn anno fa scrivevo queste riflessioni. Raccontavo di un campionato che terminava incredibilmente in agosto, alla vigilia di un quarto di finale di Champions Leaugue in terra lusitana e dopo mesi di “apnea” vissuti nell’incubo di un morbo disgraziato che non ci avrebbe lasciati velocemente. Nelle riflessioni parlavo di protagonisti che oggi non fanno più parte del cosiddetto “progetto tecnico” ma che hanno lasciato ricordi indelebili. Con un detto tipicamente gattopardesco si potrebbe affermare che “tutto deve cambiare perchè tutto resti come prima”.  Ancora una volta i colori superano i testimoni che li vestono e li sudano (come dice la frase scritta sulla maglia). Bergamo si è risollevata, con fatica, come il resto del mondo; prosegue la rincorsa ad una vita fatta di tante cose oltre che dello sport. Ma lo sport per noi bergamaschi ha rappresentato un grande segnale di rinascita, e l’Atalanta è in cima a questa rinascita. Anzi, si potrebbe dire che da quella rinascita siamo arrivati ad un prospettiva mondiale, rafforzata dai recenti campionati Europei, dove la nostra Dea veniva citata su quasi tutti i campi ove si è svolta la kermesse continentale. Vanto? Orgoglio? Facile vivere così queste imprese, ma a me piace pensare che raggiunto un traguardo, lo si metta nei ricordi, per proseguire il cammino con un “popolo” che indipendentemente da tutto, continuerà a seguire questi colori.

8 agosto 2020

“In questi ultimi mesi Bergamo è stata presa ad esempio per tanti motivi; dalla forza interiore con la quale ha affrontato la pandemia, alla capacità di rialzarsi, alla fierezza di aver pianto i propri cari con dignità. Ma c’è un’altra cosa che fa diventare unica la nostra Città e provincia. La capacità di rendere speciali delle persone che, nel campo sportivo, si sono trasformate da team vincente di atleti in ambasciatori della “bergamaschità”.  Il murales sugli ex Magazzini Generali, la cittadinanza onoraria a Giampiero Gasperini, la benemerenza civica a Papu Gomez ed ora i manifesti carichi di affetto per Josip Ilicic hanno dimostrato ancora una volta che il “fenomeno” Atalanta va al di là dello sport. Questo gruppo ha cementato un rapporto da viscerale e legato alle vicende sportive della squadra, in familiarità. Sentire affermare dall’allenatore che il capitano sembra nato in Piazza Pontida o vedere la grinta che ci mette “Martino” De Roon o gli sguardi carichi di emozione di tutta la squadra mentre ad inizio partita suona l’inno di Facchinetti, sono esempi chiari di come questi uomini si sono pienamente inseriti nell’ambiente dove vivono e lavorano. E la città ricambia;  lo fa con quella schiettezza e semplicità che non trova in Italia molti esempi. Sabato sera, dopo l’ennesimo traguardo sportivo raggiunto al termine di un’annata spettacolare (calcisticamente parlando) iniziata con il botto e conclusa con un anomalo e deserto tour de force estivo, nessun assembramento ma solo un timido scoppiettio di fuochi d’artificio, appena accennato come nella natura dei bergamaschi. Troppe le cose andate storte nella nostra terra per eccedere i festeggiamenti. Questo la squadra lo ha percepito, sentendosi adottata, sentendosi coccolata e chiamata per nome come si fa con le persone a cui tieni o che sono in difficoltà. Ne è la prova vivente il commovente messaggio a Ilicic distribuito sui manifesti; non interessano le motivazioni che lo hanno allontanato in questa ultima fase della stagione, interessa che a lui arrivi il calore e la stima per quello che ha saputo mettere in campo per il bene dei nostri colori. E questo può succedere solo sotto le Mura Venete… in attesa di vivere ancora brividi che giungeranno dalla lontana Lisbona.”

Giuseppe De Carli
By staff
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