31/08/2024 | 16.40
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Un articolo di ultimouomo.com sulla partita con l'Inter


In questa terza giornata, che offre un menù piuttosto ricco, Inter-Atalanta era forse la sfida tatticamente più interessante, anche se invece l'equilibrio competitivo era tutto da vedere. Da quando siede sulla panchina dell'Atalanta Gian Piero Gasperini non ha mai battuto l'Inter - squadra con cui intrattiene un rapporto controverso. Lo scorso febbraio la Dea aveva perso con un netto 4-0 a San Siro e stavolta non è andata diversamente. Ieri sera all'Inter sono bastati appena tre minuti per segnare l'1-0 e indirizzare a proprio favore la sfida.

Un gol costruito con un'azione a uno o massimo due tocchi, sul lato destro: Pavard, Darmian, Mkhitaryan e Thuram che stringono e allargano gli spazi; il francese crossa e la deviazione spiazza Carnesecchi sul primo palo. Un gol che descrive il dominio spettacolare dell'Inter in quei primi minuti. Un dominio brillante, tecnico, spettacolare.

Contro un sistema come quello di Gasperini l'Inter applica il manuale su come mandare in tilt un’organizzazione difensiva fondata sull’uomo contro uomo. Attraverso continui cambi di posizione, rotazioni, cambi di gioco e attacchi allo spazio libero in avanti, l’Inter riusciva agevolmente a manipolare il blocco dell'Atalanta.

Nel gol del vantaggio l'Inter crea un sovraccarico nella zona sinistra del campo, svuotando il lato opposto. L’Atalanta è brava a scivolare rapida da quella parte, e allora l’Inter non forza la giocata ma ricicla il possesso per poi attaccare in verticale proprio sulla destra, sfruttando l’inserimento di Benjamin Pavard e lo spostamento su quel versante di Henrix Mkhitaryan - nominalmente la mezzala sinistra nel 3-5-2 di partenza.

In questa circostanza si vedono gli aspetti di calcio relazionale che hanno contraddistinto la manovra interista contro l’Atalanta, specialmente con i giocatori che occupano i corridoi di mezzo.

Con alcuni elementi a fissare l’ampiezza gli uomini gravitanti nella zona centrale del campo avevano facoltà di muoversi, di ruotare e di associarsi là dove individuavano la possibilità di farlo. Un esempio in tal senso è stato fornito da Pavard. Partiva da braccetto di destra e diventava centrale di una linea a quattro nella fase di primissima costruzione dell’Inter; ma lo abbiamo visto anche nella zona di sinistra. Nessuno come Inzaghi riesce a sfruttare così a fondo i difensori in fase offensiva.

In base ai dati riportati dalla Lega calcio, il francese è risultato essere il giocatore dell’Inter ad aver giocato più palloni (82). Per dare l’idea, i due cervelli del centrocampo di Inzaghi, vale a dire Mkhitaryan e Hakan Çalhanoğlu, ne hanno giocati rispettivamente 63 e 55.

Siamo abituati a vedere Pavard inserirsi in avanti ed essere decisivo anche in fase di rifinitura, ma l’impressione è che quest’anno possa trasformarsi in una sorta di tuttocampista che parte da dietro, arrivando ad essere coinvolto sempre di più anche sulla trequarti.

A esaltare la manovra dell’Inter si è aggiunta la prestazione dei due attaccanti. Sia Lautaro che Thuram erano sempre in anticipo sui rispettivi marcatori ed erano abili a pulire ogni pallone che arrivava loro dalle retrovie.

Così, anche quando l’Inter, sul doppio vantaggio, entrava in modalità gestione della partita (il che ha significato dettare il contesto anche senza palla e non solo difendere il risultato), la squadra di Inzaghi era brava a riproporsi velocemente in avanti appoggiandosi ai loro due riferimenti più avanzati.

Per quanto riguarda Thuram, oltre a dare sfogo alla manovra con i suoi attacchi alla profondità, si è segnalato ancora una volta in zona gol, a conferma di un inizio di stagione importante.

A parte il suo coinvolgimento nell’azione del primo gol dell’Inter, Thuram ha arricchito la sua partita con una doppietta. Entrambi i gol sono nati da azione da calcio piazzato, uno a seguito di una rimessa laterale e l’altro in conseguenza di un angolo.

Se mettiamo insieme i gol del francese con la splendida rete realizzata da Nicolò Barella, con un tiro al volo col piede "debole", il totale delle reti subite dall’Atalanta da palla ferma sale a ben tre sulle quattro totali incassate a San Siro. Due, peraltro, a seguito di rimessa laterale. Su tutte e due queste rimesse lunghe effettuate da Alessandro Bastoni è stato protagonista ancora una volta Pavard, prima con un assist di testa per Barella e poi, sul primo gol di Thuram, creando confusione in area atalantina vicino alla zona da cui andava a colpire il numero 9 interista.

L’Inter, insomma, porta a casa non solo una vittoria preziosa, ma anche la consapevolezza di essere ancora la squadra da battere per chi vorrà conquistare lo Scudetto. Inzaghi, al momento, sembra aver ulteriormente sviluppato la squadra, abbracciando un modello misto posizionale/relazionale che potrebbe sviluppare sempre di più diversi dei suoi giocatori.

Per quanto riguarda invece l’Atalanta, la serata di Milano è da dimenticare. La squadra di Gasperini è stata pericolosa soltanto quando l’Inter si è abbassata un po' troppo e, in generale, sfruttando le iniziative individuali di Lazar Samardžić - che ha premiato la scelta del suo allenatore di preferirlo a Charles De Ketelaere.

In attacco, a parte le giocate dell’ex Udinese, le soluzioni sono sembrate poche, essenzialmente rivolte a un crossing game (14 quelli tentati dai bergamaschi) per cercare la testa di Mateo Retegui. Gasperini deve inoltre sperare di poter recuperare presto gli assenti, in particolare in difesa dove De Roon si prodiga in mille modi ed è di aiuto alla fase di costruzione ma dove non è in grado di difendere su attaccanti veloci e di qualità come quelli dell’Inter. Gasperini si è presentato a Milano con otto assenti, una situazione che lo ha costretto a rivoluzionare l'undici di partenza, soprattutto in difesa dove mancavano contemporaneamente Giorgio Scalvini, Rafael Tolói e Sead Kolasinac. Ci sono però questioni strutturali. La scelta di Ruggeri come terzo di sinistra ha significato l’ennesima bocciatura per Ben Godfrey, acquistato questa estate per 10 milioni di euro e che rischia di fare la fine di Martin Škrtel o, più recentemente, di Mitchel Bakker, difensori arrivati a Bergamo con grandi aspettative e che invece sono finiti subito ai margini del progetto tecnico. Gasperini è stato amaro, ma nella sua causticità ha anche rassicurato: «Il nostro campionato inizierà dopo la sosta».

By marcodalmen
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