Lammers, due azioni per capirlo: diverso da Zapata, molto più di una riserva. E' un colpo da scudetto
Due azioni per capire Sam Lammers, il nuovo attaccante dell’Atalanta, ovvero ancora meno dei 38 minuti disputati finora dall’olandese in Italia. Perché è una questione di tocco e di movenze, e perché non ci interessa attendere il verdetto del tempo galantuomo, quando ritarda così tanto sull’evidenza. Lammers è un grande colpo e qualcuno se n’è già accorto. Assieme a Miranchuk rinforza il reparto offensivo della Dea, offrendo a Gasperini uno spettro di possibilità nuove rispetto allo scorso anno. Consiglio la lettura di questo pezzo specialmente a chi considera Sam una sorta di ‘riserva’ o (peggio) ‘doppione’ di Zapata, solo perché più o meno è alto uguale (circa 1,89 m).
ELEGANTE, SCIOLTO, AMBIDESTRO – Il centravanti di Tilburg ha sangue olandese e si vede subito. Da come lavora gli spazi e gli avversari, da come si relaziona ai compagni, da come accarezza il pallone. Abbiamo ammirato tutti il suo primo gol in Serie A soffermandoci tanto sul gioco di gambe con cui ha ubriacato Lykogiannis, il terzino sinistro del Cagliari. Ma per capire meglio quanto l’ambidestrismo del giocatore sia per così dire intimamente costitutivo e quanto lo accompagni in ogni situazione sul campo, riavvolgiamo il nastro e osserviamo l’azione a partire da questo taglio tipico del gioco di Gasperini. Uno di quei tagli che solitamente esegue Duvan Zapata.
Il filtrante di Pasalic è puntuale ma viene conteso. Un rimpallo inevitabile tra l’olandese e un difensore del Cagliari costringe Lammers a prolungare la corsa fino alla linea di fondo, dove a fatica riesce a mantenere il pallone in campo. Ora, arrivato quasi alla bandierina, deve tornare a girarsi per giocare. Dunque si aggiusta il pallone con l’esterno destro. Tutto normale.
Ma è tra il controllo e il passaggio seguente, secco e immediato (sempre col destro ma stavolta di interno), che iniziamo ad apprezzare una qualità sorprendente del giocatore. Pur essendo quasi uno e novanta, Lammers è tutt’altro che macchinoso. È sciolto, esente da impacci. L’agilità e la velocità di esecuzione di questa giocatina normalissima nello stretto preannuncia infatti molto altro. E laddove Zapata ha bisogno del corpo, delle braccia in particolare, per cavarsi l’avversario di dosso e uscire dalle angustie, Sam usa la tecnica come fosse un trequartista, con grande disinvoltura. Zapata sfrutta il contatto, lui sa evitarlo.
In quello stesso fazzoletto di campo, dopo essersi appoggiato ad Hateboer, Lammers si ripete, mostrandoci le stesse virtù con l’altro piede. Hateboer infatti gli restituisce palla sul mancino, mentre lo spazio intanto si riduce vistosamente. C’è poco tempo per stoppare qui. Meglio alleggerire di prima sul sostegno De Roon, e come viene viene. Ma Lammers evidentemente si fida dei suoi piedi e fa tre tocchi sotto pressione. Il primo è un controllo di interno, ricercato forse per attrarre l’avversario.
La palla dunque rimane lì, attaccata al mancino, ma poi con notevole rapidità di caviglia Lammers la orienta verso il compagno libero. Un tocco d’esterno, stesso piede.
Infine anticipa d’interno il difendente, che in questo modo è stato ‘tirato fuori’ e per conseguenza ‘tagliato fuori’ dallo sviluppo successivo. Tutto col mancino e a una velocità non comune per giocatori di quella stazza.
De Roon perciò può girarla tranquillamente a Malinovskyi. Nel frattempo Pasalic, prevedendo la sequenza, riemerge dall’area per farsela dare davanti alla lunetta. E sarà proprio da quella posizione che il croato troverà libero e ‘fuori-linea’ Lammers, rientrato in gioco da quell’angolo di campo.
Ed ecco applicata all’uno contro uno la tecnica apprezzata precedentemente nella gestione periferica del pallone. Controllo di interno destro. È dunque un destro?
Un mancino probabilmente controllerebbe palla col piede preferito, qui, dunque verrebbe da dire che Lammers quando fa sul serio predilige il destro. Poi però, per puntare l’uomo, Sam attacca il pallone col mancino. E ci confonde di nuovo.
Conduce ancora con un altro tocco di sinistro fino all’idea, un dribbling estremamente sofisticato. Prima una forbice col destro.
Poi con l’esterno mancino sposta il pallone verso sinistra facendo credere al difensore di voler calciare.
Infine l’uncinata con la punta della suola per riportarsi il pallone sul destro.
Le lunghe leve gli consentono di aprire il compasso un po’ di più di Lykogiannis, in modo da ‘legare’ all’uncino un ulteriore tocco di destro, per superare l’avversario e insieme preparare il tiro.
Un diagonale intelligente sul secondo palo. E Lammers si presenta così.
LAMMERS VS ZAPATA – La seconda azione che vorrei proporvi è successiva al gol dell’olandese, una ripartenza che mostra tutta la differenza fra Zapata e Lammers. Prendiamone solo un tratto, quando Malinovskyi in conduzione lungo l’asse centrale scarica a sinistra per il nuovo acquisto della Dea. Cosa avrebbe fatto qui Duvan, molto probabilmente? Ricevuto il pallone dal compagno avrebbe sfondato, dritto verso la porta. Per lo meno, così fa spesso, confidando nella sua progressione mostruosa.
Lammers invece sceglie una giocata controintuitiva che sembra contraddire lo spirito e l’inerzia della ripartenza. Gioca di prima per l’accorrente Pasalic, di interno sinistro. Indietro.
Insomma sposta l’attenzione, muove palla e avversari solo per attaccare meglio e in maniera definitiva la linea in un secondo momento. E di nuovo Pasalic lo serve: altro controllo corretto, altro dribbling sofisticato, praticamente speculare all’altro. Doppietta sfumata per un niente. Davvero per un niente. Lammers dunque porta tecnica e fantasie in movimento. Un rossetto nuovo per la Dea.