14/06/2017 | 19.00
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Un dio per la Dea

Spesso citiamo l'ottimo sito ultimouomo.com.

Adesso la loro redazione si è chiesta dove finira' Zlatan Ibrahimovic il prossimo campionato visto che non e' scontato che resti allo United.

Lo hanno immaginato in 9 squadre e una di queste è l'Atalanta.

L'idea è improponibile ma lo sforzo di convincimento del loro pezzo è notevole...

 

Un dio per la Dea
di Daniele Manusia

Ok non è il passaggio più intuitivo per Ibra, ma ha senso. In un contesto in cui basta garantirgli un contratto all’altezza per portare la sua leggenda ovunque lo desideri, perché non pensare alle possibilità dell’Atalanta che, in fondo, gli offrirebbe la certezza dell’Europa League e un gioco già collaudato di alto livello? Considerando le cessioni già effettuate e spalmate in questa e nelle prossime stagioni di Caldara, Gagliardini e Kessié; i ricavi del nuovo stadio di proprietà; chi potrebbe dire al presidente Percassi che non può concedersi il lusso di portare Ibrahimovic a Bergamo per un anno, vendendo un altro paio di giocatori (Petagna e Conti) e reinvestendo direttamente 15 milioni nello stipendio di un anno di Ibra?

L’ambizione è un tratto del carattere umano troppo spesso accusata ingiustamente, accomunata all’arroganza, o all’egoismo. Ma da un certo punto di vista è anche una risposta all’impossibilità di stare fermi, di restare sempre uguali. E un rifiuto a tornare indietro, al decadimento, all’accettazione della resa. L’Atalanta è stata la migliore tra le squadre lombarde per la prima volta nella propria storia. È arrivata davanti al Milan. È arrivata davanti all’Inter. Anzi, a dir la verità, è arrivata davanti a tutti tranne Juventus, Roma e Napoli. Certo, non ha (ancora) la potenza economica delle rivali, ma perché non dovrebbe pensare in grande? Perché non dovrebbe pensare a una stagione ancora più grande di quella passata? Perché non provare a vincere un’Europa League in cui è arrivato in semifinale il Celta Vigo? Che cos’ha di più l’Ajax dell’Atalanta?

Dal punto di vista di Ibra avrebbe molto senso. La moglie e i figli potrebbero fare facilmente su e giù con Milano e lui troverebbe anche a una delle tifoserie più calorose e autentiche al mondo, una delle poche città in grado di prendere il suo ego smisurato e riportarlo a una dimensiona umana e durevole. Ibra avrebbe una città intera dietro di sé, un bel centro storico a cui pensare quando va sul dischetto con la palla in mano, ma una città in cui fare una vita normale, tra imprenditori e gente del popolo. Potrebbe godersi un altro tipo di grandezza, quello che gli è mancato finora. La grandezza di sentirsi una parte del tutto. Potrebbe, perché no, restare a vivere a Bergamo. Andare a caccia sulle Alpi Orobie, anziché sull’isola di sua proprietà. Riscoprire il piacere della compagnia, della vita comune.

Anche dal punto di vista tattico Ibra all’Atalanta makes sense. Il gioco di Gasperini per ora si appoggia poco al centro e il centravanti tocca palla per lo più nella trequarti avversaria. Ma al tempo stesso un gioco ricco di tagli profondi si sposerebbe bene con la tendenza di Ibra a venire incontro. Alzando la linea difensiva avversaria per gli inserimenti degli esterni, oppure del trequartista. O magari, chissà, anche di un secondo attaccante come Cornelius, o Paloschi. D’altra parte quando si arriva negli ultimi metri con la palla il gioco dell’Atalanta si fa poco rigido, c’è la ricerca del lato debole, degli inserimenti dei centrocampisti, i tiri da fuori di chi arriva a rimorchio, ma tutto questo non verrebbe esaltato dalla fantasia di Ibra? Dalla verticalità di Ibra? E Ibra stesso, non potrebbe smentire tutti quelli che dicono che all’interno di un sistema organizzato non avrebbe senso?

Altri argomenti a favore di chi pensa che l’Atalanta debba puntare a una nuova grande stagione con Zlatan Ibrahimovic centravanti:

Ha uno dei migliori allenatori italiani.
Ha uno dei migliori allenatori italiani, con un gioco corale e riconoscibile.
Ha uno dei migliori allenatori italiani, con un gioco corale e riconoscibile, indipendentemente o quasi dalle qualità dei giocatori a disposizione.
Ha uno dei migliori allenatori italiani, con un gioco corale e riconoscibile, indipendentemente o quasi dalle qualità dei giocatori a disposizione, in più ha il Papu Gomez.
Ha uno dei migliori allenatori italiani, con un gioco corale e riconoscibile, indipendentemente o quasi dalle qualità dei giocatori a disposizione, in più ha il Papu Gomez, ma il centravanti è Petagna che ha fatto solo 5 gol.
Ha uno dei migliori allenatori italiani, con un gioco corale e riconoscibile, indipendentemente o quasi dalle qualità dei giocatori a disposizione, in più ha il Papu Gomez, ma il centravanti è Petagna che ha fatto solo 5 gol, ma addirittura 7 assist.

Adesso immaginate il Papu Gomez in coppia con Ibra. Perché le squadre ambiziose non possono avere un solo leader offensivo.
Immaginate Ibra che aggancia al volo, in spaccata sospeso a mezz’aria tra i difensori avversari, una palletta profonda del Papu.
Il Papu che scatta su un filtrante no look di tacco di Ibra.
Il Papu che triangola con Ibra. Ibra che triangola con il Papu. Ibra e il Papu che triangolano con un giocatore X, e magari anche uno Y, che si inseriscono da dietro e vengono messi davanti al portiere avversario.
Se Petagna ha fatto 7 assist e 5 gol, cosa può fare là in mezzo Ibrahimovic?

Adesso chiedetevi: chi siamo noi per dire no a uno scenario di questo tipo? Quali sono gli ostacoli a un’unione così naturale, e giusta? Chi di voi non vorrebbe vedere l’Atalanta in finale di Europa League con Ibrahimovic in campo. La sua prima finale europea.

By staff
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