23/07/2019 | 11.45
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Una nuova dimensione

Più si va avanti e più mi rendo conto di come sia cambiato, e come ancora stia cambiando, il mondo che gravita attorno alla nostra Dea. Tutti, e dico tutti, ci stiamo abituando alla nuova dimensione in cui la squadra e la società ci stanno proiettando. Una dimensione più europea, più cosmopolita, ben lontana da quella da provinciale, seppur di lusso, rimasta nostra prerogativa per lunghi decenni.

Ma l’importante è non perdere di vista le nostre radici. Ricordarci chi siamo e da dove veniamo. Ricordarci che siamo una provinciale, di lusso finché si vuole, ma pur sempre una provinciale. Certo, forse i tempi delle “retrocessioni fisiologiche” sono finiti, ma non possiamo nemmeno considerare come normali le qualificazioni in Europa. Stiamo vivendo un momento d’oro, e purtroppo non penso che durerà per sempre! Parafrasando il nostro presidente, direi che dobbiamo mantenere sempre i piedi per terra. Sognare, ma con realismo.

Ora moltissimi bergamaschi (e non solo), grazie ai meravigliosi risultati, hanno riscoperto una passione magari sopita per la Dea. Ed altri si stanno aggiungendo alle nostre fila.

Si vedono in giro moltissimi atalantini in più. Gente mai vista prima, che pian piano comincia ad avvicinarsi al nostro mondo. Molta più gente che indossa una maglia neroazzurra, molti più caschi ed auto ornati con adesivi neroazzurri quando, fino ad un paio di anni fa, eravamo pochissimi ad esibire un qualsiasi vessillo atalantino.

Sembra che ci stiamo moltiplicando. E per me è una buona cosa. In fondo dobbiamo farci riconoscere, farci vedere, far capire che Bergamo vuole dire Atalanta. Diffondere  il verbo.

Però sento molti tifosi di vecchia data lamentarsi di questi “occasionali”. Perché, dicono, l’Atalanta si tifa sempre, non solo quando le cose vano bene. Vero, ma io sono contento così.

Perché secondo me, più siamo, meglio è. E per me ogni atalantino è un amico ed ogni atalantino merita considerazione pari agli altri.  Perché è meglio crescere che diminuire. Mi piace vedere che sempre più gente a Bergamo (ma anche altrove) si appassiona per la nostra Dea. Mi piace vedere che il mio amore verso di lei è sempre più condiviso. Mi piace vedere le bandiere sui balconi, mi piace vedere la gente che sfoggia magliette neroazzurre, mi piace vedere che i bambini si appassionano ai nostri colori. Perché l’amore per l’Atalanta è senso di appartenenza, è sentirsi una comunità (diversificata) di persone che condividono un ideale. 

E non sono d’accordo quando sento dire che i 200 che andarono a Torre Annunziata oppure Fermo, Cagliari, Palermo o Lecce (tra cui anche io ?), probabilmente valgono più dei 22.000 di Roma quest’anno.
Infatti, se i primi portavano avanti un ideale, una fiammella in mezzo alla tempesta, i secondi hanno permesso al fuoco di divampare davanti agli occhi di tutta Italia. Ed il calore di questo fuoco probabilmente ha fatto in modo che anche qualcun altro si scaldasse l’animo e si avvicinasse ulteriormente ai nostri colori.
Così come spero che a San Siro in Champions League si possa arrivare a 40.000 presenze. Io cercherò di coinvolgere e portare quanti più amici di mio figlio (9 anni di età), per far sì che possano essere marchiati per sempre nel segno della Dea. 

Perché spesso è in questi momenti che si aumenta il numero di tifosi. Anche se la “conditio sine qua non” è che il fuoco della passione per l’Atalanta rimanga sempre acceso anche quando arriveranno tempi meno splendenti. Quella fiamma che può ridursi (a seconda delle vicissitudini personali, ma anche quelle della squadra) ma mai, dico mai spegnersi. 

Dico questo sapendo che quest’anno durante il campionato la curva sarà piena zeppa ogni partita, e che sicuramente non riuscirò nemmeno stavolta a fare l’abbonamento a mio figlio.

Ma l’importante è che lo stadio sia pieno. Ecco, forse sarebbe opportuno facilitare la cessione temporanea degli abbonamenti, così che quando qualcuno non può essere presente in una partita, possa cedere senza problemi il suo posto. Questo sia per non lasciare posti inutilizzati, sia per coinvolgere più persone possibile.

Perché più siamo, meglio è.

E questo non è, e non deve essere, un motivo di discussione su chi sia più atalantino degli altri. Nemmeno in questo periodo in cui è più facile essere atalantini. Vittorie su vittorie, risultati eclatanti, Europa, Champions, finale di Coppa Italia. Arriveranno momenti peggiori, ma dovremo essere sempre qua, tutti insieme. Vorrò vedere sempre le bandiere sui balconi, le magliette esibite nella calura estiva, gli adesivi sulle auto. Ognuno al suo posto, senza polemiche. Ed il nostro posto è uno soltanto: tifare e sostenerla, sempre. E facciamolo, dato che sappiamo farlo bene. Il resto lasciamolo a chi ha dimostrato di saper fare il proprio lavoro in modo straordinario.

 Ago76

By staff
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