19/02/2019 | 11.30
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Undimmed

Sarò ripetitivo: amo lo spirito forte della gente bergamasca e atalantina in genere.

La distinzione non e' casuale perche' tantissimi che ci seguono non sono bergamaschi però intravedono nella loro appartenenza nerazzurra una certa coerenza con il loro modo di essere. O, almeno, io ho sempre avuto quell'impressione in quelli che ho conosciuto di persona.

Amo quello spirito forte che emerge in settimane come questa dove l'aspettativa per un posto in Champions League è stata tradita dal risultato sul campo piu' che dalla squadra. Lo sviluppo della partita e gli episodi (perche' il calcio vive in gran parte su questi) ci hanno giocato contro e il risultato finale non ha rispecchiato esattamente i valori in campo.

E non vale pensare che i nostri siano stati soppraffatti dal pensiero di cosa c'era in ballo perche' le settimane che mancano sono ancora moltissime e perche' l'aspettativa è nata e cresciuta in rete e sui media ma mai nello spogliatoio.

Gli spalti l'hanno capito e hanno tributato un lungo applauso alla fine, com'e' giusto che sia al contrario di qualcuno che si è elevato subito a giudice, magari protetto dall'anonimato di una tastiera, in buona fede o meno.

Il tifoso atalantino incarna quella promessa che tanti fanno sull'altare al partner e cioe' quello di "amare, onorare e rispettare, in salute e in malattia, in ricchezza e in povertà finché morte non separi", ed è quello che ci differenzia dagli altri.

Perchè se a saltare sul carro sono capaci tutti, ed è un vezzo tipicamente e storicamente italiano, sono le delusioni a far brillare lo spessore di ciascuno e cioe' quella capacita' di assorbire le sconfitte e di serrare i ranghi in attesa di ribaltare la situazione com'è accaduto dopo il famoso 1-7 di San Siro, con quella gigantesca pacca sulla spalla virtuale data alla nostra squadra di ritorno da Milano circondata da migliaia di persone acclamanti.

Perche' se è vero che i trionfi arrivano alla fine di una somma di successi è anche vero che il valore, la tenacia e il positivismo li si valutano meglio dalle volte che ci si rialza piu' che dalle vittorie.

E quante volte ci si deve rialzare? almeno una volta di piu' delle volte che si cade, non importa quanto rovinosamente. Siamo primatisti in Italia per le promozioni in serie A, è scritto, è la nostra storia a dircelo.

Perche' non dimentichiamoci mai che siamo come gli Spartani alle Termopili davanti ad un avversario immensamente piu' forte in ricchezza, potenza e numeri

Cosi' come la corsa per la Champions che pensavamo di dover intraprendere è un concetto buono per gli scribacchini o per gli insulsi quando poi in campo hai di fronte avversari grandi, grossi e molto piu' mercenari dei nostri, magari venuti dall'altra parte del mondo, proprio come l'esercito di Serse, il Persiano

Tanti tra coloro che ultimamente portano la nostra maglia, anche stranieri, hanno dimostrato di capire cosa c'è dietro i nostri colori e stanno vivendo il nostro ambiente e la nostra gente prima ancora di onorare il contratto. Lo hanno dimostrato sul campo ribaltando diverse situazioni avverse. Sono Bergamaschi ed Atalantini ad honorem anche quando il nerazzurro l'avranno svestito.

Ribaltamento che non è accaduto domenica scorsa ma cosi' è la vita: chiediamo sempre alla nostra squadra di proferire ogni energia in quello che fa e da 3 anni cio' sta accadendo ma non gli si puo' chiedere di volare, alla fine c'e' un limite umano da considerare, per tutti, e non si puo' spronare ad oltranza. E poi c'è il Fato, il caso, sul quale nessuna mano puo' intervenire.

Milan dimenticato e testa al Torino, con i nostri tifosi presenti come sempre sugli spalti e la volitiva Atalanta gasperiniana in campo.

"Everyone undimmed by circumstances" come direbbero gli inglesi e cioe' ognuno integro, intoccato e non offuscato dal rovescio di sabato e da quelli del passato. E cosi' dev'essere, alla Bergamasca, all'Atalantina

 

Calep

By staff
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