Uniti si vince : Ciao Jim !
Nella mattinata di ieri la storia del tifo organizzato atalantino ha perso un pezzo di se'.
A 87 anni si è spento Gianluigi «Jim» Cuminetti: è stato tra i fondatori e il primo presidente dei Commandos, i capostipiti del movimento ultrà a Bergamo. La sua latteria di via Matris Domini, zona Poste centrali, è stata la prima base del gruppo a inizio anni ’70. I funerali giov mattina alle ore 10 nella parrocchiale di Valverde a Bergamo.
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Uniti si vince – I giorni del Jim e dei Commandos
C’era una volta una latteria in via Matris Domini, a Bergamo.
Dietro al bancone c’era Gianluigi “Jim” Cuminetti, sorriso aperto, parola pronta, cuore nerazzurro. Nella sua latteria, tra bottiglie di latte e forme di formaggio, nacque qualcosa che avrebbe cambiato il modo di vivere il tifo a Bergamo: i Commandos.
Era l’inizio degli anni Settanta, tempi di sogni, tamburi e coraggio. Erano un gruppo di ragazzi poco più che diciottenni, amici di piazza e di trasferte, che si ritrovavano alla fontana delle Poste centrali. Avevano la testa piena di musica, le feste danzanti del sabato sera, e un amore smisurato per l’Atalanta.
Il 12 dicembre 1971, di ritorno da una vittoriosa trasferta a Verona, su quel pullman numero 1, tra cori e risate, decisero che era ora di fondare un club. Non uno qualunque: un gruppo che si facesse vedere e sentire allo stadio.
Così, tra i profumi di latte fresco e la voce di Jim, presero forma i Commandos Atalanta.
Con lui c’erano Piermauro “Mamo” Rovetta, Claudio Savoldelli, Maurizio Carsana, Dario Malacarne, Fulvio Bresciani, Lucio Bazzana e Carlo Agazzi. Pochi giorni dopo arrivò anche Ruggero “Geo” Longhi Zanardi, destinato a diventarne l’ultimo presidente.
Avevano un motto semplice, che diceva tutto: “Uniti si vince.”
I Commandos si diedero subito delle regole chiare: niente politica, niente violenza, rispetto per tutti. Chi sgarra paga.
Ogni giovedì si riunivano, e se qualcuno oltrepassava il limite – come quel ragazzo che un giorno lanciò un razzo – veniva messo fuori. Senza eccezioni.
Erano giovani, sì, ma avevano già capito che il tifo non doveva essere rabbia, bensì passione, appartenenza, rumore di tamburi che si mescolava al battito del cuore.
Il loro suono era unico: quel rullìo di tamburi, che il Giudice sportivo chiamava “suoni di disturbo”, per i giocatori era invece una melodia di battaglia, come un canto navajo che dava forza.
Ogni multa all’Atalanta era un piccolo prezzo da pagare per quella musica di passione che riempiva la Curva.
E c’era anche uno slogan che tutti ricordano:
“Bonci, Pirolà, Pellizzaro olè.”
Nel 1974, al Comunale, durante una partita apparentemente anonima contro l’Arezzo, i Commandos fecero un’altra piccola grande rivoluzione: distribuirono il loro primo giornalino, “Atalanta Commandos”.
Sei pagine ciclostilate, battute a macchina e titoli scritti a mano. Una cosa semplice, artigianale, ma piena d’anima.
«Abbiamo cercato, secondo le nostre possibilità, di realizzare una rivista moderna ed aperta a tutti i problemi inerenti l’Atalanta e il club», scrivevano.
Era gratuita, sostenuta da Jim e dal direttivo, e parlava come la gente: con il cuore.
«Se sarà il caso – dicevano – saremo anche aggressivi e polemici: una critica costruttiva, con lo scopo di indicare nuove soluzioni e nuovi indirizzi».
Era la voce di un popolo che cresceva, di una gioventù che credeva nei colori e nella lealtà.
Poi vennero anni più duri.
A fine Settanta, nuovi gruppi, più propensi allo scontro, cominciarono a farsi largo. I Commandos, fedeli ai loro principi, non ci stettero: meglio sciogliersi che tradire se stessi.
Nell’ottobre del 1982 si chiuse un’epoca, ma non un ricordo.
Da allora, ogni anno, prima di Natale, si ritrovano a cena. Perché certi legami non muoiono mai. Per ricordare il rumore dei tamburi, la voce di Jim, e quei vent’anni che non tornano più.
Oggi, che Gianluigi “Jim” Cuminetti ci ha lasciato – a 87 anni – la Bergamo atalantina perde un pezzo della sua storia.
Ma nei cuori di chi c’era, e di chi ha ascoltato quei racconti, resta il suono lontano di una curva viva, di un gruppo che ha insegnato cosa voleva dire essere tifosi veri.
Uniti si vince, dicevano.
E forse, in fondo, avevano ragione.
(il presente articolo e' stato redatto grazie al contributo di pezzi di Pier Carlo Capozzi e da "Atalanta folle amore nostro" di Daniele Belotti)

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