11/10/2024 | 09.09
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VAR a chiamata: la FIGC pronta al test della versione low cost in Serie C


Se la richiesta della Federcalcio verrà accolta dall’IFAB, in Italia ci sarà sì un VAR a chiamata, ma solamente per i campionati inferiori.

In Italia si discute da anni del VAR a chiamata, e ogni volta che un arbitro commette un errore, il tema torna ad essere molto attuale, anche per il designatore Gianluca Rocchi.

Come riporta l’edizione di ieri  del La Repubblica, a fine agosto, però, l’idea di introdurre il challenge, cioè la possibilità per gli allenatori di chiedere all’arbitro di rivedere una decisione come un rigore non concesso o altri episodi, ha fatto un significativo passo avanti. È stata infatti la stessa FIGC a fare propria questa proposta.

Il presidente Gabriele Gravina ha inviato una lettera all’IFAB, l’organo che supervisiona le regole del calcio, per richiedere ufficialmente la sperimentazione del VAR a chiamata nei campionati giovanili e in Serie C. L’Italia è il primo grande paese europeo a muoversi in questa direzione. Si tratta anche di una mossa politica, ovviamente, poiché la Lega Serie A aveva inserito i challenge tra le possibili riforme, e la FIGC ha accolto la proposta nel tentativo di migliorare i rapporti, sottoponendo la richiesta a chi può autorizzare tali sperimentazioni. In vista di questa novità, lo stesso Rocchi si è mostrato aperto a questa innovazione: «Sicuramente il VAR a chiamata è una buona opzione, potrebbe essere uno strumento complementare per aiutare l’arbitro a prendere la decisione corretta».

Questo argomento era in discussione anche ad Atene, tra i dirigenti dei club europei riuniti per l’incontro dell’ECA. Eppure, esiste già un contesto in cui il VAR a chiamata è realtà. Si tratta del Football video support, una versione a costi più contenuti rispetto al VAR tradizionale, introdotta dalla FIFA per quelle competizioni che non hanno le risorse necessarie, né economiche né tecnologiche, per utilizzare il sistema VAR completo.

Il Football video support è stato sperimentato a maggio durante la Youth Cup e ai Mondiali femminili Under 20. In questo sistema, l’arbitro va personalmente a bordo campo per rivedere le immagini, e ogni squadra ha due possibilità di chiamare l’intervento del replay e favorire così una decisione corretta del direttore di gara. Tuttavia, se la revisione conferma la richiesta della squadra, la chiamata non viene decurtata (come avviene in sport come volley, tennis e football americano). Bastano tre telecamere per far funzionare il Football video support, ed è stato introdotto anche nel calcio a 5. In futuro potrebbe essere adottato anche in Serie C o Serie D, dove le risorse sono più limitate.

Se la richiesta della FIGC verrà accolta dall’IFAB, in Italia ci sarà sì un VAR a chiamata, ma solamente per i campionati inferiori. L’IFAB, infatti, non autorizzerà sperimentazioni diverse dal Football video support per ora: non vuole mettere in discussione il ruolo dei Video match official, gli arbitri che operano nella sala VAR. Tuttavia, il VAR a chiamata potrebbe restituire agli attori in campo, come arbitri, allenatori e giocatori, il pieno controllo della partita, senza interferenze esterne, come già accade in altri sport. Le carte sono in tavola e le discussioni sono già iniziate.

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By marcodalmen
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