Vieri ricorda Mondonico: "Un grande mister, quello che ha creduto più di tutti in me"
Tornassi indietro giocherei fino a cinquant’anni, se fai il calciatore ami questo sport. Non c’è un mio ex compagno che non tornerebbe indietro a rifare tutto". Parla così Christian Vieri, nella lunga intervista a Radio Serie A tra calcio giocato e non solo: "Quando fai un lavoro che ti piace, non ti annoi mai. Quando sei fortunato a fare il lavoro dei sogni è ancora più bello".
La prima esperienza al Torino
"Un personaggio da citare è sicuramente Emiliano Mondonico. Era innamorato di me come calciatore. Io in Primavera segnavo sempre, Mondonico ha iniziato a portarmi in prima squadra ma non mi faceva giocare. Dopo qualche settimana, gli ho detto che avrei preferito continuare in Primavera. Lui mi ha chiesto: “tu sei più forte dei miei attaccanti?” e io risposi di sì. Quella stagione mi ha rimandato in Primavera, l’anno dopo mi ha fatto esordire da titolare. Io avevo il fuoco dentro, volevo giocare sempre, stare in panchina era una sofferenza. Gli altri attaccanti erano più forti di me, ma io avevo 17 anni e volevo giocare. Mi ricordo che il Torino arrivò terzo in campionato e poi fece la Coppa Uefa. Io ero in panchina accanto a lui, e ogni tanto gli dicevo sottovoce di mettermi. Poi l’ho visto prendere in mano la sedia e pensavo la volesse tirare a me. Ci siamo ritrovati anche all’Atalanta, mi ha chiamato lui. Una volta, contro il Parma, dopo che ho segnato il gol dell’1-1 all’ultimo minuto mi ha preso in disparte e mi ha detto: “mettitelo in testa, tu devi correre 90 minuti, perché il lavoro ripaga sempre”. Ero un bambino, lui mi ha portato in Serie A e mi ha richiamato all’Atalanta. Era un grande mister, lo sentivo anche dopo la fine della mia carriera, è quello che ha creduto più di tutti in me".
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By marcodalmen