Vista da Mayer: Atalanta, un mercato da 8 in pagella
Il Circo Barnum del calciomercato ha chiuso, per ora, le tende. Icardi è andato a Parigi, Wanda è rimasta a Tiki Taka in veste, si fa per dire, di opinionista, la Juve si tenuta la rosa extralarge e l’Atalanta? A pieni voti (8) con un ma. Di sicuro è stato largamente raggiunto l’obiettivo di confermare tutti i protagonisti della scorsa stagione, compreso Barrow, con quattro rinforzi d’alta qualità come Muriel, Malinovskyi, Sportiello e, per fortuna, Kjaer, più il giovane brasiliano Arana. Decisamente una squadra più competitiva in vista della Champions. L’unica cessione importante riguarda la cessione di Mancini alla Roma.
Complessivamente i dirigenti nerazzurri hanno acquistato sei giocatori (c’è ovviamente Skrtel) e hanno ceduto, con varie formule, tra A e B 17 calciatori e 44 in LegaPro. Il “ma” riguarda l’acquisto Skrtel e non solo per l’infelice conclusione e l’ulteriore impoverimento della rappresentanza italiana in maglia nerazzurra. Non siamo affatto sovranisti, non siamo per le chiusure delle frontiere, sappiamo come vanno le faccende nel mondo, soprattutto calcistico, eppure dei 22 della rosa sono solo in quattro nati nella Penisola. E’ pur vero che giocatori come Gomez, Ilicic, Toloi, Muriel, De Roon, Hateboer e Pasalic sono in Italia da parecchi anni. Certamente è più complicato intraprendere trattative con giocatori nostrani, causa costi esagerati dei cartellini e concorrenza spietata, quindi si va all’estero dove i rapporti tra club sono più facili. E del resto il recente asse Bergamo-Siviglia ne è una palese dimostrazione.
Non ci sono misteri, invece, sul caso Skrtel. Il difensore slovacco a 35 anni non è riuscito ad integrarsi nel gruppo, faticando negli allenamenti e, di conseguenza, con test negativi, inadatto in una difesa a 3 e quando Gasperini lo ha sollecitato Skrtel gli ha risposto che non era in grado di raggiungere certi livelli atletici. Fine della storia.
Intanto, dopo due turni di campionato, l’Atalanta è a quota 3, un punto in meno rispetto alla scorsa stagione. Sono quisquilie. Col Toro la sconfitta sta bruciando ancora per come è arrivata: chiari svarioni difensivi e un azzardo da parte di Gasperini che ha riconosciuto a fine partita di aver forzato troppo nei cambi. Fuori Pasalic e Gomez, dentro Malinovskyi e Muriel. I due non hanno ripetuto le prestazioni di Ferrara e pur attaccando la squadra non è riuscita ad agguantare un pareggio che, tra l’altro, sarebbe stato stretto, viste e considerate le azioni da gol proposte. Che non sono arrivate a conclusione per imprecisioni sotto porta e per le grandi parate di Sirigu. Il gioco c’è ed è anche spettacolare, manca un po’ di equilibrio tra un reparto e l’altro e, sicuramente, maggior attenzione quando la difesa è schierata a pieno organico. Siamo solo all’inizio. ( bergamo&sport.it)
Giacomo Mayer