18/12/2020 | 21.30
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(Visto dalle Highlands) Heading to Mainland - by Scozia

Scotland Flag ~ Flag of Scotland, also known as the Saint Andrew's Cross or The Saltire | England and scotland, Scottish, Flag of scotlandLa Scozia è terra spigolosa, aspra, solcata da dolci colline fra le quali, incastonati come gemme su una corona, riposano centinaia di specchi d’acqua, cullati da un vento vivace, umido, che irrigidisce i muscoli del viso come il morso del cobra fa con le sue prede. Luogo ideale per liberare i propri pensieri lasciandoli liberi di percorrere sentieri ora impervi ora felpati, fino a che il mare non si impadronisce dell’orizzonte con la sua soverchiante vastità. E’ lì che mi immagino, accovacciato sul promontorio che domina l’Inverboyndie Beach, lo sguardo ad inglobare quella distesa blu e grigia cercando di scorgere ciò che gli occhi non vedono ma che so esserci, là in mezzo al nulla, sulla rotta che porta alla terra dei vichinghi ...

Perdonate questo breve incipit dal carattere (pseudo) poetico, ma mi sembrava cosa buona e giusta, per il mio primo pezzo su atalantini.com, onorare la terra dalla quale ho preso il nickname. Dunque, dove potevano approdare i miei liberi pensieri se non in quel di Zingonia ? La da noi tanto amata Atalanta sta attraversando un periodo di turbolenza come mai era avvenuto da quando il nostro Messia calcistico ha scelto Bergamo per diffondere il proprio verbo. Voglio lasciare a margine la diatriba fra il vate ed Alejandro Gomez e ragionare con una visione più ampia, prospettica. Il Gasp in questi ultimi tempi ha lanciato diversi messaggi tutt’altro che subliminali. Cominciò dicendo che bisogna cambiare, evolvere, perché “chi sta fermo va indietro”; poi, fra le altre esternazioni, i recenti “in tanti dobbiamo alzare l’asticella” e “le scelte forti le fa la società”. Tanti spunti su cui ragionare. Innanzitutto, nello sport professionistico chi non evolve arretra, questo è ormai un dogma non solo nel calcio, basti pensare al tennis: una volta se nascevi McEnroe morivi McEnroe, se nascevi Pistolesi morivi Pistolesi. Oggi, grazie a team di preparatori fisici, tecnici e tattici giocatori discreti o persino mediocri evolvono fino a diventare ottimi giocatori ed a vincere dei tornei. Magari non Wimbledon e l’US Open, ma sempre di vittorie si tratta. Restando nel nostro, il Mister intendeva di certo un’evoluzione tattica, la ricerca di nuove soluzioni meno leggibili per gli avversari, i quali man mano hanno cominciato a capire come neutralizzare le nostre iniziative e soprattutto come contrattaccarci. Nel mio piccolo, sostenevo da tempi non sospetti come in questa fase, nella quale abbiamo pagato in maniera evidente l’interminabile e logorante passata stagione e l’impossibilità per la maggior parte dei giocatori di riposare, staccare la spina e poi fare un’adeguata preparazione precampionato, la squadra non riuscisse a sostenere i tre attaccanti veri. Se n’è ovviamente reso conto anche il Mister, il quale ha provveduto ad apportare delle modifiche allo scacchiere tattico inserendo un centrocampista in più. Questa scelta ha dato maggiore equilibrio pur togliendo qualcosa all’incisività ma soprattutto alla spettacolarità della manovra offensiva. Tutti abbiamo ancora negli occhi l’Atalanta dello scorso inverno, quella che sovente metteva a referto dai 5 ai 7 gol, con un Gomez illuminante, uno Zapata debordante, un Iliçic strabiliante. Ma la vita è fatta di attimi, la realtà può cambiare rapidamente come cambia la direzione del vento. Dobbiamo conservare nei nostri ricordi, nei nostri cuori quella squadra che così tanti amanti del calcio non bergamaschi ed atalantini ha fatto appassionare, in Italia e nel mondo. E in cuor nostro speriamo e contiamo di rivederla. Ma nel frattempo dobbiamo fare di necessità virtù ed accontentarci di una ritrovata solidità. In attesa che la condizione atletica generale cresca, che elementi di sicuro talento come Miranchuk possano integrarsi e dare il loro contributo in campo, che Iliçic ritorni sé stesso. Nel frattempo abbiamo potuto apprezzare un Romero davvero fenomenale ed un Pessina che, sia pur con le polveri ancora bagnate, ha dato segnali inequivocabili da giocatore di alto livello. Ora, cosa aspettarsi dal prossimo mercato invernale ? E dal prosieguo della stagione ? La società avrà il coraggio di fare “scelte forti” ? E chi è chiamato ad alzare l’asticella assieme al Mister ? Da quello che si apprende in queste ultime ore pare che la società le scelte forti le stia facendo sì, schierandosi senza se e senza ma al fianco del Gasp, quali che siano le conseguenze. Ed io sottoscrivo in pieno questa decisione, il Gasp è il fulcro di tutto, quello che ci ha fatto fare il salto nell’iperspazio consentendoci di raggiungere galassie nemmeno immaginate nei sogni … Alcuni calciatori dovrebbero umilmente riflettere su chi erano prima di mettersi nelle mani del Van Gogh di Grugliasco. Quindi bene la società, la quale mi pare essere il principale “recipient” del messaggio sulla necessità di “alzare l’asticella”. Chiariamoci, questa proprietà ha fatto cose eccellenti sotto molteplici punti di vista, in primis riguardo alle infrastrutture ed al consolidamento, soprattutto negli ultimissimi anni, di una rosa con elementi di profilo internazionale. Tuttavia più di una volta è sembrata mancare quell’ultima oncia di coraggio e sfrontatezza, fermandosi a 30 quando il 31 era a portata di mano. Il probabile acquisto di Joaquim Maehle dal Genk, da molti (me incluso) fortemente caldeggiato, il cui nome fu portato a conoscenza degli amici del sito in tempi non sospetti da EVAIR e CRAZY, in particolare dal primo che è biblico nelle sue conoscenze del calcio made in Benelux, è un’implicita “ammissone di colpevolezza” riguardo ad un mercato estivo quantomeno opinabile relativamente agli esterni. Non ho indole democristiana e quindi, con il massimo e sincero rispetto per i giocatori che andrò a citare, che si sono comportati in maniera esemplare, devo dire che un Mojica più un Depaoli più un Piccini non fanno un Timothy Castagne. E questa debolezza sugli esterni, ogni volta che mancava uno dei due titolari, ci è costata qualche punto in classifica. Indipendentemente dalla permanenza o meno del Papu, se il Mister adotterà spesso il modulo con 3 centrocampisti ed una punta in meno potrebbe essere necessario che la società si profonda in una dose extra di coraggio. Perché, volendo anelare alla perfezione, mancherebbe un centrocampista di “garra” da aggiungere al pacchetto di mediana. E non solo. Personalmente cederei in prestito Sutalo (di fatto “stroncato” dal Mister) per un difensore di maggiore spessore (preferibilmente mancino … il tanto chiacchierato Senesi ?) e Lammers (già fa fatica a trovare minutaggio Muriel, inutile tenerlo per fare 10 minuti ogni 4-5 partite), in modo che abbiano la possibilità di mettersi in luce come è riuscito a fare l’anno scorso Matteo Pessina a Verona. Riguardo alla possibile sostituzione del Papu, punterei su un giovane talento non necessariamente già spendibile per essere titolare. Penso che con Miranchuk, Iliçic, Malinovskyi, Paslaic, Pessina, Muriel e Zapata il Gasp abbia ampie e variegate soluzioni per il reparto offensivo. Quindi un giovane, ma non uno qualsiasi, un potenziale crack. Anche qui faccio i nomi: Jari Verschaeren dell’Anderlecht (che però pare abbia subito un nuovo infortunio alla caviglia) e Pedro de la Vega del Lanùs. Ma è fondamentale profondere tutte le energie fisiche e mentali in campionato per non perdere contatto dal gruppo di testa, perché la Champions emoziona e dà prestigio ma come detto dal Mister (anche magari in maniera scaramantica) la Champions non la vinceremo. E se restassimo fuori dalle coppe una società come la nostra potrebbe pagare gravi conseguenze, non avendo budget e appeal delle squadre metropolitane che possono permettersi di mantenere rose di un certo livello anche in mancanza della partecipazione alle coppe europee. Nel nostro caso, se avvenisse una cosa del genere, temo che sarebbe difficile se non impossibile trattenere buona parte dei migliori giocatori, con tutte le conseguenze del caso. E la lotta quest’anno sarà lunga, dura e combattuta punto su punto visto come si sta delineando la classifica. Senza contare degli aiuti “sistemici” di cui possono godere buona parte delle nostre concorrenti.

Spero che questa mie riflessioni possano stimolare la discussione e colgo l’occasione per augurare di cuore un sereno Natale a tutti gli atalantini, in particolare alle famiglie colpite direttamente o indirettamente dalla tragedia del virus. Che questo sia l’ultimo Natale “pandemico” della nostra esistenza !

 

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