Visto dalle Highlands – (Three) men in the mirror - by Scozia
La scelta è stata fatta, Ivan Juric è il nuovo allenatore dell’Atalanta. Chi scrive è ancora pervaso da sensazioni contrastanti, ma cercherò di proporre le mie riflessioni nella maniera più razionale ed “equidistante” possibile. Partiamo dall’inizio, spendendoci poche parole: l’addio del Gasp non mi è piaciuto per tempi e modi, così come non mi sono piaciute le sue esternazioni ed i suoi comportamenti da gennaio in poi. Su questo, sto con la società, ed al tecnico non perdono quello che considero un tradimento al di là di qualsiasi considerazione professionale. Dai romà po’ … Liquidata con queste poche frasi la questione Gasperini, molta più attenzione va dedicata alla scelta fatta della società ed alle sue possibili conseguenze. Innanzitutto, ABC è parsa essere stata presa alla sprovvista e si è rivelata impreparata alla dipartita del Gasp, prova ne sia che la rosa dei papabili è stata ampia, e la decisione ha avuto tempi biblici. Parto da un dogma: sosterrò l’Atalanta sempre, e spero che Juric smentisca tutti quelli che, come me, lo accolgono con grande diffidenza e senza alcun entusiasmo, e confermi i risultati ottenuti negli ultimi anni se non addirittura faccia di meglio. Ciò detto, una cosa è essere tifosi ed un’altra analizzare e valutare le scelte societarie. Partendo da dati oggettivi. Juric come allenatore finora non ha certo brillato per gioco e risultati (anche se a Verona qualche momento di bel calcio lo ha offerto), non ha alcuna esperienza internazionale, e nell’ultima stagione ha collezionato due cocenti esoneri. E’ vero che il suo principale errore è stato quello di accettare due situazioni esplosive, quella di Roma nella quale si è consegnato come agnello sacrificale ad uno spogliatoio ed una piazza che rimpiangevano De Rossi ed anelavano all’avvento di Sor Claudio, e quella di Southampton con una squadra palesemente inadeguata per la Premier League. Ma tant’è, i fallimenti restano tali. Tutti si sarebbero aspettati per il post Gasperini un nome altisonante, con un nobile pedigree e comprovata esperienza internazionale. Invece la scelta della società è stata diversa, non si capisce se nel segno di una continuità tattica e metodologica o di una volontà di limitare l’investimento sull’ingaggio dell’allenatore ed al contempo di non doversi confrontare con una figura esigente in termini di scelte di mercato (leggasi trattenere ad ogni costo alcuni giocatori o comprarne altri da lui desiderati). Non sarò tenero con i tre uomini che hanno preso questa decisione, Steve Pagliuca e Luca Percassi ed in subordine Tony D’Amico. Prendere un tecnico con il curriculum di Juric significa oggettivamente fare una scelta al ribasso, che può avere conseguenze molto più “estensive” rispetto al mero aspetto tecnico-tattico. La società odierna è dominata dalla comunicazione, dall’immagine, e la cosiddetta “brand reputation” è elemento essenziale; e la scelta di Juric potrebbe lanciare un segnale di ridimensionamento degli obiettivi, con conseguenze anche psicologiche sia all’interno (giocatori attualmente in rosa) che all’esterno (giocatori oggetto di trattativa, altre società, appassionati di calcio anche all’estero, media ed arbitri …). Personalmente ritengo che visto il nostro status, guadagnato nelle ultime stagioni di vertice in Italia ed Europa, e la situazione economica lusinghiera della società, si sarebbe potuto e dovuto fare meglio, andare su profili maggiormente solidi. Ma ormai quel che è fatto è fatto, ed allora invito i tre uomini succitati, soprattutto Luca e Steven, a guardarsi allo specchio. Con questa scelta il ruolo della società, le sue mosse sul mercato, saranno ancora più importanti. Anzi, determinanti. Sta alla proprietà adesso farci vedere le dichiarazioni sull’obiettivo “WIN” e sul “CRESCERE e MIGLIORARE” sono reali o invece frasi fatte, fumo negli occhi dei propri fedeli sostenitori. Dalla società non mi aspetto operazioni clamorose, scelte “non da Atalanta”, ma chiarezza negli obiettivi, condivisione delle scelte col Mister (per una volta) ed una campagna trasferimenti adeguata. Cosa significa adeguata ? Sono realista, non pretendo che l’Atalanta tenga tutti i “big”, perché mi rendo conto che non potremo mai offrire ingaggi faraonici sulla falsariga dei top club europei, e comunque i migliori giocatori sono attratti da piazze con maggior prestigio e seguito. E’ e sarà sempre così, con rarissime eccezioni. Ma pretendo invece che ad un’uscita importante corrisponda un’entrata altrettanto valida, ed auspico anche che vi sia la volontà, perlomeno, di non rinforzare le dirette concorrenti, cedendo quindi i big solo all’estero. Per chiarirci: se vendi Retegui dicendo che punti su Scamacca, con magari un rientro di Piccoli a completare il pacchetto dei centravanti, non ci siamo. Perché su Gianluca ahimè gravano serissimi dubbi sull’integrità fisica ed un recupero ai massimi livelli agonistici. Ed il buon Robertino può ad oggi essere solo un buon cambio che dia ogni tanto fiato al titolare, non può essere di certo, al momento, una prima scelta. E le competizioni da giocare sono molte e prestigiose. Diverso se vendi Retegui e compri, che so, Sesko. Se vendi Lookman e mi dici che Maldini sarà il primo titolare, con alle spalle un giovane di belle speranze, se consideri Sulemana titolare al posto di Ederson con dietro un mestierante, non ci siamo ancora. Se parte Lookie ed entra Cherki (impossibile ormai, lo so, giusto per fare un nome di calciatore di livello), se esce Ederson ed entra Frendrup (che, per inciso, a me non piace particolarmente) è un altro conto.
Quindi, do il benvenuto a Mister Juric ed accendo i riflettori sulla società, che mai come in questa sessione di mercato dovrà dimostrarci se c’è o se ci fa. Se il mercato sarà palesemente al risparmio, posso capire chi nutre preoccupazioni per il futuro prossimo e si interroghi sul reale ruolo che hanno giocato e giocano gli investitori americani (e non solo, ricordiamoci che l’indiano ha messo qualcosa come una settantina di milioni in società). Se non erro, a febbraio 2027 scadono i primi bond emessi per l’acquisto delle quote di ABC da parte dei nuovi investitori, e se la loro strategia di investimento (al di là delle dichiarazioni ufficiali prefabbricate di rito) fosse di medio-breve termine un eventuale “downgrade tecnico” legato ad un accumulo di capitali potrebbe essere correlato a tale “exit strategy”.
Staremo a vedere, la nostra fede non crollerà mai ma è innegabile che ormai ci siano abituati a certi risultati ed a certi palcoscenici, ed un’eventuale decrescita non potrebbe essere che infelice.
Scozia

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