Mondonico: “Gasp da Europa"
Una vita passata ad insegnare calcio, sfiorando una Coppa delle Coppe e una UEFA. Vincitore di una Coppa Italia con il Torino, il “Mondo” è anche specialista in promozioni in Serie A, ben 5 in più di trent’anni di attività. Oggi Emiliano Mondonico è un attento opinionista televisivo e ci ha regalato molti spunti riflessivi importanti da accorato tifoso della Fiorentina e sostenitore entusiasta di Atalanta e Toro.
Gasperini vince e convince anche grazie a dei giovani di talento, aprirà un ciclo positivo?
“A guidare l’Atalanta ci sono dei giovani che sembrano adulti, e degli adulti che sembrano giovani. Questo è il mix vincente che permetterà di arrivare molto in alto e continuare a vincere esprimendo un grande calcio. Ad inizio stagione in molti pensavano che la rosa non fosse qualitativamente adatta per fare meglio dello scorso anno e invece Gasperini, nonostante le comprensibili difficoltà iniziali, ha saputo tenere unita la squadra e adesso sta raccogliendo i frutti del suo lavoro. Credo che rimarranno in alto anche grazie a giovani prospetti come Conti e Petagna. Soprattutto quest’ultimo mi ha impressionato, per la sua capacità di sentire la porta come pochi suoi coetanei centravanti riescono a fare. L’Atalanta ha sempre dato un insegnamento che in pochi in Italia hanno voluto e saputo cogliere: credere e investire con pazienza nel proprio vivaio”.
Nel 1988 lei portò la Dea dei giovani a una storica semifinale di Coppa delle Coppe.
“Purtroppo perdemmo con i belgi del Mechelen, la sorpresa di quell’anno, nonostante due buone partite. Ecco quell’Atalanta lì, che quell’anno vinse il campionato di B, era una squadra giovane dove si credeva nel sacrificio e nel valore del sapersi mantenere ad alti livelli una volta raggiunti. Oggi si da tutto per scontato e per questo purtroppo i giovani non riescono ad emergere. Quell’anno purtroppo fummo sfortunati, i belgi vinsero con noi e trionfarono con l’Ajax in finale”.
Il trofeo più importante “Mondo” lo ha vinto fuori dal campo, ma la panchina non le manca?
“La fede per il calcio è l’unica che non si tradisce mai. Amo e amerò sempre il mondo del pallone, ma amo anche la mia famiglia e la loro serenità. Sono stato male più volte e ho affrontato, con la grinta che vorrei vedere nel calcio italiano, un nemico terribile e a me sconosciuto. Alla fine ho dovuto preservare la mia salute e, nonostante la panchina mi manchi, adesso sono sereno” .
fonte gazzamercato.it
