02/11/2016 | 10.50
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Mondonico: “Gasp da Europa"

Una vita passata ad insegnare calcio, sfiorando una Coppa delle Coppe e una UEFA. Vincitore di una Coppa Italia con il Torino, il “Mondo” è anche specialista in promozioni in Serie A, ben 5 in più di trent’anni di attività. Oggi Emiliano Mondonico è un attento opinionista televisivo e ci ha regalato molti spunti riflessivi importanti da accorato tifoso della Fiorentina e sostenitore entusiasta di Atalanta e Toro.

L’Atalanta è sesta e non perde da più di un mese, i meriti di questa escalation dove vanno ricercati?
 
“C’è una grandissima sinergia tra la squadra e il tifo. Dopo alcuni anni altalenanti c’era il desiderio di tornare ad essere protagonisti e, dopo un’inizio non proprio convincente, Gasperini e i suoi si sono ritrovati e adesso stanno volando. L’allenatore all’inizio si trovava in difficoltà perché Bergamo è una piazza molto difficile, anche se non sembra. Colantuono è stato bravo a gestire l’ambiente e le sue aspettative, ma purtroppo non poteva portare in alto l’Atalanta, Reja ha dato solidità e a sprazzi bel gioco che però non hanno permesso alla squadra di arrivare ai livelli dove, secondo me, Gasperini la porterà”.

Gasperini vince e convince anche grazie a dei giovani di talento, aprirà un ciclo positivo?

“A guidare l’Atalanta ci sono dei giovani che sembrano adulti, e degli adulti che sembrano giovani. Questo è il mix vincente che permetterà di arrivare molto in alto e continuare a vincere esprimendo un grande calcio. Ad inizio stagione in molti pensavano che la rosa non fosse qualitativamente adatta per fare meglio dello scorso anno e invece Gasperini, nonostante le comprensibili difficoltà iniziali, ha saputo tenere unita la squadra e adesso sta raccogliendo i frutti del suo lavoro. Credo che rimarranno in alto anche grazie a giovani prospetti come Conti e Petagna. Soprattutto quest’ultimo mi ha impressionato, per la sua capacità di sentire la porta come pochi suoi coetanei centravanti riescono a fare. L’Atalanta ha sempre dato un insegnamento che in pochi in Italia hanno voluto e saputo cogliere: credere e investire con pazienza nel proprio vivaio”.

Nel 1988 lei portò la Dea dei giovani a una storica semifinale di Coppa delle Coppe.

“Purtroppo perdemmo con i belgi del Mechelen, la sorpresa di quell’anno, nonostante due buone partite. Ecco quell’Atalanta lì, che quell’anno vinse il campionato di B, era una squadra giovane dove si credeva nel sacrificio e nel valore del sapersi mantenere ad alti livelli una volta raggiunti. Oggi si da tutto per scontato e per questo purtroppo i giovani non riescono ad emergere. Quell’anno purtroppo fummo sfortunati, i belgi vinsero con noi e trionfarono con l’Ajax in finale”.

Il trofeo più importante “Mondo” lo ha vinto fuori dal campo, ma la panchina non le manca?

“La fede per il calcio è l’unica che non si tradisce mai. Amo e amerò sempre il mondo del pallone, ma amo anche la mia famiglia e la loro serenità. Sono stato male più volte e ho affrontato, con la grinta che vorrei vedere nel calcio italiano, un nemico terribile e a me sconosciuto. Alla fine ho dovuto preservare la mia salute e, nonostante la panchina mi manchi, adesso sono sereno” .

fonte gazzamercato.it

 

By marcodalmen
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