Juve e Dea, gemelli diversi?
Oggi Tuttosport punta sulle similitudini tra le due squadre e ci ricorda che un tempo, il rapporto tra Juventus e Atalanta era chiaramente sbilanciato. I bianconeri puntavano sempre alla conquista di trofei, mentre noi formavamo talenti quasi sempre per loro. La storia è ricca di esempi di calciatori cresciuti nel settore giovanile nerazzurro e poi esplosi a Torino, come Scirea e Tacchinardi.
Oggi, pur mantenendo la propria identità, le due squadre si sono avvicinate notevolmente. La Juventus continua ad avere l’ambizione di primeggiare in ogni competizione, mentre l’Atalanta è diventata una realtà solida nel panorama calcistico italiano ed europeo, grazie a una gestione efficace e a una rosa che combina esperienza e giovani promesse. Non a caso, negli ultimi otto anni abbiamo concluso ben cinque campionati tra le prime quattro della Serie A, un risultato impensabile fino a qualche tempo fa. Parallelamente, la Juventus sta seguendo una politica più orientata alla valorizzazione dei giovani, come dimostra il fatto che oggi ha una delle rose con l’età media più bassa del campionato, seconda solo al Parma.
La sfida di domani allo Stadium sarà un banco di prova significativo, non solo per la corsa ai tre punti, ma anche perché testimonia un equilibrio crescente tra le due squadre. Un dettaglio emblematico è la presenza di sei giocatori cresciuti nel vivaio in entrambe le rose. In termini di impatto sul campo, la Juventus ha ottenuto di più dai suoi giovani, anche grazie a un maggiore numero di presenze e a un contributo concreto in gol e assist. Naturalmente, questi numeri vanno contestualizzati: ad esempio, Carnesecchi, essendo un portiere, non può incidere sul fronte offensivo, mentre Scalvini ha visto il suo rendimento condizionato dagli infortuni.
Al di là dei singoli casi, ciò che emerge con chiarezza è un cambiamento nel modello di sviluppo dei due club. Se in passato l’Atalanta si distingueva per la capacità di lanciare talenti sul mercato internazionale, come Bastoni, Kulusevski e Diallo, la Juventus ha risposto negli ultimi anni con la crescita di Kean, Soulé e Huijsen. La formazione interna dei calciatori non è più soltanto una necessità, ma una strategia ben precisa per garantire continuità alla squadra e sostenibilità economica.
Un altro segnale di questa evoluzione è l’adozione da parte dell’Atalanta del progetto della seconda squadra, un’idea introdotta per prima dalla Juventus in Italia. Una scelta che non solo consente di gestire meglio la crescita dei giovani, ma aiuta anche ad affrontare le nuove regole UEFA sulla limitazione dei prestiti. Questo dimostra che, oltre alle prestazioni sul campo, entrambe le società si stanno muovendo con lungimiranza anche a livello gestionale.
Con queste premesse, l’attesa per la partita di domani cresce. Juventus e Atalanta non sono più così distanti come un tempo, e il loro percorso sembra destinato a incrociarsi sempre più spesso.
